Battere una leggenda del tennis è bellissimo, farlo con un match point da favola ancor di più. Negli occhi c’è ancora la spettacolare vittoria di Marco Cecchinato su Novak Djokovic ai quarti di finale del Roland Garros 2018. Una partita fantastica contro l’ex numero 1 al mondo e campione del 2016 di Parigi, vinta al termine di un tie-break pazzesco ed interminabile con una risposta di rovescio lungolinea che atterra nei pressi dell’incrocio: ma non era il suo colpo più debole?
BUONGIORNO ITALIA, BUONGIORNO COSI’ 🤩🇮🇹
Lo straordinario match point di Cecchinato contro Djokovic: è tutto vero Marco, sei in semifinale al Roland Garros 🎾💪#RG18 | #EurosportTENNIS | https://t.co/yeuDfSfQxW pic.twitter.com/etnR75n7Ui
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) 6 giugno 2018
Dal rosso del Roland Garros al blu degli Australian Open: un altro tie-break del quarto set, meno lungo ma altrettanto intenso. Andreas Seppi annusa l’impresa contro Roger Federer dopo dieci sconfitte consecutive, in Italia è l’alba ma in milioni sono attaccati alla tv per sostenere l’altoatesino: 6-5, Federer attacca fin dalla risposta e prende la via della rete, spinge col dritto ma l’azzurro arpiona un passante incredibile che lo svizzero può solo ammirare.
Siamo ancora nel 2015, passa poco meno di un mese e a cadere sotto i colpi di un tennista italiano è un altro totem di questo sport: Rafael Nadal, a Rio de Janeiro, viene rimontato da Fabio Fognini e cede per 7-5 al terzo. Il match point del taggiasco è da stropicciarsi gli occhi: lo spagnolo colpisce il nastro col rovescio e la palla cade ad un dito dalla rete nella metà campo dell’azzurro. Lo scatto di Fabio, dopo due ore e diciotto di minuti di battaglia è incredibile: una vittoria metaforicamente inseguita in quello sprint e conquistata con un tocco espressione pura di tutto il suo talento. Rafa può solo fargli i complimenti, così come a Barcellona e agli Us Open nello stesso anno…
Torniamo ancora un po’ più indietro nel tempo. Siamo a Milano, anno 2002. Davide Sanguinetti affronta un ventenne Roger Federer, campione in carica del torneo italiano e pronto a spiccare il volo. “Quando lui serviva a 190 km mi pareva che la palla giungesse lenta, riuscivo a metterla a fuoco, trovavo il tempo per un movimento completo”, sono le parole di Sanguinetti per raccontare una partita perfetta chiusa per 6-1 al terzo con una disarmante autorità: una prima di servizio, stretta parente di un ace, regala il titolo all’azzurro e tarpa le ali, almeno momentaneamente, al talentuoso ragazzo svizzero (minuto 10:27).
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Concludiamo il nostro viaggio con il capolavoro di Omar Camporese. Siamo a Rotterdam, finale, anno 1991. L’italiano affronta Ivan Lendl, numero 3 al mondo, a caccia del suo primo titolo in carriera. Dopo aver perso il primo set Camporese non molla e continua a crederci, esattamente come sul match point del tie-break del terzo: Lendl perde un punto che sembrava già portato a casa tentando il drop, Omar scatta in avanti e piazza il recupero nella metà campo lasciata sguarnita dal suo avversario (2:38.57).