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Dai Leoni di Highbury a Montella: Inghilterra-Italia, quanta storia

Giacinto Facchetti -

C’era spazio anche per una lacrima azzurra il 31 luglio 2006, data della demolizione dell’Highbury. A ventidue giorni dal successo contro la Francia in Coppa del Mondo, la mitica casa dell’Arsenal iniziava a sparire per far posto ad un complesso residenziale. E su quel rettangolo di gioco, il 14 novembre 1934 Inghilterra e Italia si sfidavano per il primo incrocio oltremanica tra le due Nazionali.

E i ventidue uomini in campo non potevano certo immaginare di dare vita a quello che sarebbe stato un crocevia degli equilibri calcistici europei. L’Italia, fresca campione del mondo, fa visita ad un’Inghilterra che, forse per presunzione, aveva deciso di disertare la rassegna iridata del 1934. L’orientamento della Nazionale dei Tre Leoni era chiaro: alla base dell’organizzazione dell’amichevole c’era la volontà di dare una sonora lezione a chi aveva trionfato al Mondiale. E così sarà soltanto a metà. Quella che fu ribattezzata la ‘Battaglia di Highbury’ vedeva in campo uomini di grande spessore.

C’era Attilio Ferraris IV convinto da Pozzo a lasciare fumo e gioco d’azzardo per rimettersi in forma e partecipare al Mondiale, ma anche Giuseppe Meazza, autore dei due gol azzurri e protagonista della traversa finale. Una traversa che negò il pareggio all’Italia: finì 3-2 per gli inglesi e il Littoriale titolò: “Il risultato è per gli inglesi, ma il successo per gli italiani“. Propaganda o meno, i ‘Leoni di highbury’ scrissero una pagina indelebile della storia della Nazionale italiana.

Ma la convinzione di superiorità inglese aveva giustificazioni? Inutile negare che molte delle principali squadre italiane nei primi anni di vita avevano affidato le loro sorti alla guida tecnica di inglesi. William Garbutt fu il primo allenatore della Roma: una stella del Blackburn costretta a ritirarsi a ventinove anni a causa di un infortunio. Stesso discorso per Genoa e Milan ‘svezzate’ rispettivamente da James Spensley (Uno dei promotori del calcio in Italia) ed Herbert Kilpin, tra i fondatori del club rossonero.

Ma non sempre i tecnici inglesi hanno avuto vita facile in Serie A: Alec Stock, allenatore della Roma nel 1957, subì un clamoroso ammutinamento da parte dei giocatori che gli diedero appuntamento ad un binario sbagliato prima della trasferta di Napoli. Trentanove anni dopo Highbury e a pochi chilometri di distanza, l’Italia riuscì a battere l’Inghilterra in campo avversario. Questa volta a Wembley dove un gol di Fabio Capello permise agli azzurri di imporsi su Peters e compagni. Zoff, Facchetti, Rivera, Riva: nomi importanti di una selezione che sfatò il tabù inglese. Per tornare a vivere un successo oltremanica degli azzurri bisogna aspettare il 1997 e l’esplosione dell’italiano forse più amato dagli inglesi: Gianfranco Zola, decisivo il 12 febbraio di quell’anno nel permettere all’Italia di battere l’Inghilterra a Wembley in una gara valida per le qualificazioni Mondiali.

Cinque anni dopo, il 27 marzo 2002, ad Elland Road Trapattoni affidava a Vincenzo Montella le chance di rimonta dopo il vantaggio di Fowler. E l’attaccante romanista non deluderà con una doppietta che illuse i tifosi italiani in vista del Mondiale di Corea. In campo c’era Buffon ma anche Di Biagio e Southgate, oggi sulle rispettive panchine. Alle 21:00 di martedì 27 marzo Inghilterra e Italia torneranno a Wembley: il bilancio nello storico impianto sorride agli azzurri con due vittorie, due pareggi e una sconfitta. C’è un Ranking Fifa da migliorare e uno stato d’animo da sollevare. E se il secondo in questo momento storico è più importante di un piazzamento nella classifica mondiale, allora sarà fondamentale uscire a testa alta e tornare a sentirsi all’altezza di certi palcoscenici. Proprio come i Leoni di Highbury.

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