Marcello Lippi ha parlato in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport toccando tanti temi diversi e passando tra campionato, Nazionale e allenatori. L’allenatore è ora commissario tecnico della Cina ma è stato l’ultimo a portare l’Italia alla vittoria dei Mondiali e, come è giusto che sia, tiene alla Nazionale e la sua prima considerazione è in merito alla non qualificazione degli azzurri a Russia 2018: “In 88 anni, da quando esiste il Mondiale, ne abbiamo vinti quattro e non abbiamo conquistato la fase finale due volte. Tranne un paio di nazionali, tutti ci metterebbero la firma. Ora però rosichiamo“. La situazione migliorerà? “L’Italia dà sempre il meglio nelle situazioni negative, e non manca qualità nonostante gli stranieri. Con una differenza rispetto ai miei tempi: i giovani sono tutti titolari nei club”.
Tanti giovani interessanti in questa Serie A, ma chi è il preferito di Lippi? “Cristante. Ogni volta che lo vedo ha quattro/cinque occasioni da gol, s’inserisce senza palla, colpisce di testa. Poi Pellegrini, Chiesa, Bernardeschi. Barella. E Caldara, serio, giusto: mi piace come si esprime”.
E per quanto riguarda il commissario tecnico invece le soluzioni, secondo Lippi, ci sono: “I candidati sono tutti da panchina. C’è chi ha già dimostrato il suo valore, come Conte. C’è chi, come Mancini, ha confessato apertamente di volere la Nazionale. Discorso che vale anche per Ranieri. Ancelotti sarebbe la prima scelta per carriera, carattere, esperienza, successi, ma pare non abbia tanta voglia. Di Biagio sarebbe una scelta nella tradizione: ma servono subito risultati”.
La non qualificazione ai Mondiali non inciderà nel rendimento della Juve nella stagione secondo Lippi: “Hanno in testa Champions e campionato: non esistono condizionamenti. La Juve è programmata per vincere, per arrivare fino in fondo dovunque. Anche al settimo scudetto. Non molla niente. Secondo me la Juve si distrarrebbe perdendo per strada un obiettivo”.
Arrivare in finale ha un suo valore secondo l’allenatore, qualunque sia il risultato: “Io sono arrivato in finale quattro volte, cose che non si possono cancellare. E questo significa che sei entrato nel gruppo di squadre che possono vincere la Champions: Real, Barça, Bayern, Juve e City. Cinque. La Juve è stabilmente lì, prima non era così. L’obiettivo principale è stato raggiunto. Il PSG tecnicamente è all’altezza, ma deve maturare di testa “.
La Roma anche sarà agli ottavi di Champions contro lo Shakhtar Donetsk “può farcela, dopo aver superato Atletico e Chelsea” mentre il Napoli dovrà vedersela con il Lipsia in Europa League “Bisogna capire come Sarri affronterà le coppe, la gestione delle partite. In campionato ha un punto in più, è comunque un vantaggio, ma in quindici partite tutto è possibile”.
Delusione intensa per chi perderà la lotta scudetto tra Juve e Napoli? “Se vince il Napoli, la Juve potrebbe dispiacersi fino a un certo punto, dopo sei scudetti e magari con la Champions nel mirino. Se il Napoli non ce la fa, psicologicamente sarebbe più dura: è una grande perché è stabilmente tra le prime tre, ne ha consapevolezza. Sarebbe un brutto colpo”.
E parlando dei giocatori delle due squadre? “Per me Mertens, Insigne e Hamsik sono fuoriclasse. Certo oggi la Juve ha due squadre“. E Dybala? “L’impressione è quella di un bravo ragazzo, serio, forte: deve solo ricordare i campioni che alla Juve l’hanno preceduto senza sfondare subito. Da Platini a Zidane che era preoccupatissimo: un giorno gli parlai, gli dissi “tutti abbiamo fiducia in te”, e dalla domenica successiva non si fermò più. Allegri l’ha gestito bene, la società non gli ha fatto mancare la fiducia”.
Due parole dedicate da Lippi anche all’Inter: “Spalletti aveva creato presupposti psicologici buoni, però siamo sinceri: escluso Icardi, che mette dentro il 90% dei palloni, ci sono buoni giocatori ma non straordinari“ e anche a Oddo e Gattuso, tra i tanti allenatori di Serie A due a cui è legato per esperienze condivise: “Con loro ho diviso il momento più bello della mia carriera. È stato bello vedere come hanno messo del loro nelle situazioni difficilissime in cui sono stati chiamati. Rino aveva i fucili spianati ma ha recuperato il Milan psicologicamente e fisicamente. È stato bravo a trasmettere tutto il suo ardore e il senso di appartenenza. Massimo ha portato l’Udinese dove nessuno avrebbe immaginato”.