Tanta fortuna quanta sfortuna, è questo il resoconto del cammino dei New York Islanders in questa Stanley Cup 2016. Gli Isles son arrivati ai playoff qualificandosi come prima “Wild Card” in Metropolitan Division alle spalle dei cugini dei New York Rangers attraverso l’ultima sconfitta di regular season che in tanti categorizzano come “voluta”. Già perché se gli Isles avessero vinto l’ultimo incontro, al primo turno sarebbe andata di scena la sfida contro i Pittsburgh Penguins lasciando i Florida Panthers ai blueshirt. Ovviamente non importa tanto quanto il fatto che i Cats abbiano vinto l’Atlantic Division ed i Penguins siano arrivati lontano anni luce dalla capolista della Metropolitan, Washington, ciò che importava era evitare Pittsburgh per il suo “blasone” ritenuto più elevato per via di anni esperienza di un gruppo che ha messo le fondamenta su gente come Sidney Crosby, Evgeni Malkin e Kris Letang. Perciò ecco che gli Isles pescano i Panthers al primo turno, una franchigia che era da anni che non si trovava così in alto in classifica ed in una posizione “privilegiata” per i playoff. Contro i Panthers i New York Islanders mostrarono un miglior approccio alla serie ed una grande forza di reazione con costanza specialmente nei match terminati agli overtime. La serie si è conclusa sul 4-2 per gli Isles con ben 3 vittorie su 3 arrivate ai supplementari.
Capitan John Tavares era il faro trascinante ed i vari Okposo, Nielsen e Nelson seguivano con l’aiuto anche di belle sorprese come Quine, Prince e Pulock. Jack Capuano aveva finalmente trovato un percorso più semplice rispetto al primo round dell’anno scorso dove uscì a testa alta in gara 7 contro i Washington Capitals e soprattutto era riuscito a ricavar il meglio dai suoi ragazzi e da Thomas Greiss per la prima volta promosso al lavoro da titolare ai playoff. Dopo aver chiuso la serie contro i Florida Panthers, alle semifinali di Conference, New York ha incontrato i Tampa Bay Lightning. I Bolts venivano dati in piena emergenza per via delle pesantissime assenze del difensore Anton Stralman ma soprattutto dell’attaccante capitano Steven Stamkos. Senza di queste due pedine fondamentali, Tampa ha perso gara 1 fra le mura amiche con il risultato finale di 3-5 ancora una volta con capitan John Tavares al “timone”. Dopo di quella vittoria, quattro sconfitte consecutive che hanno causato l’eliminazione di domenica notte. 4-1, un risultato pesantissimo, alle statistiche si ma se andassimo a vedere i referti della gara e le dinamiche dei periodi potremo constatare che i New York Islanders non son poi così tanto lontani dal blasone di una squadra come Tampa Bay. Di fatti, tenendo da parte le altre due sconfitte maturate all’Amalie Arena (4-1 in gara 2 ed il decisivo 4-0 in gara 5), New York ha buttato via due importantissime vittorie facendosi recuperare nei secondi e nei minuti finali al Barclays Center. La forza degli “overtime winner” crolla in gara 3 e 4 dove Tampa pareggia in entrambi i casi con Nikita Kucherov prima a 38 secondi dal termine poi a 7 minuti dalla fine (quest’ultima nel Game4). E’ qui che i New York Islanders non hanno fatto il salto di qualità, un qualcosa forse mascherato nelle vittorie contro Florida perché c’è da dire che gli Isles non son mai riusciti a metter “una pietra sopra” a partite dominate chiudendo con uno o al massimo (esagerando) due reti di scarto.
Un mix fra fortuna (per aver mascherato evidenti problemi), sfortuna (Tampa Bay che si sta concretizzando una “realtà” fra le big) ed inesperienza. L’ultimo di questi tre punti è sicuramente il più “caldo”, il più concreto. Quello sul quale ci si può lavorare anche perché il materiale alla franchigia degli Islanders non manca. La regular season ha dato degli spunti interessanti e questi playoff dovranno incoraggiare a New York a far di meglio anche perché possiedono un “settore giovanile” davvero importante. Sarà per la prossima ma intanto è stato compiuto un passo in avanti rispetto al 2015, le sconfitte fortificano.