Heusder-Zolder, ridente località del nord-est del Belgio a pochi chilometri dal confine con la Germania, è la pietra miliare di un nuovo possibile scandalo che è sul punto di investire come un fiume in piena il mondo del ciclismo, perlomeno la categoria cross. Nel comune delle Fiandre, dove è in corso di svolgimento il Mondiale di ciclocross, prima della gara femminile under 23 gli ispettori dell’Unione ciclistica internazionale (Uci) avrebbero scoperto un motorino elettrico nella bicicletta della 19enne belga Femke Van Den Driessche. Il “trucco”, costato alla giovane atleta l’immediata espulsione dalla competizione, preannuncia nuove critiche a un mondo che, dopo gli scandali del doping, sembra proprio non voglia, o non riesca, a scrollarsi di dosso gli occhi sospettosi della gente.
“Frode tecnologica”, è questo il nome della piaga 2.0 del ciclismo moderno. La metafora bicicletta-motorino applicata ai più grandi interpreti del pedale non è certo una novità. Ma dalla battuta scherzosa “guarda come va forte Caio, sembra abbia il motorino” si è passati di recente alle prime piccate polemiche. Sotto accusa diversi corridori, dal canadese Ryder Hesjedal allo svizzero Fabian Cancellara – proprio oggi tornato a vincere una corsa, la terza prova del Challenge Maiorca, dopo quasi un anno di digiuno – colpevoli di andare troppo forte (Cancellara) o di anomale rotazioni della propria bici in seguito a una caduta (Hesjedal). Si parlava di speculazioni, di accuse infondate delle malelingue per gettare fango sul ciclismo, reduce dal dramma del doping e dalla conseguente disintossicazione a cui è stato forzatamente sottoposto.
Ebbene, il fattaccio di Zolder, ennesima prova che le vie che portano alla truffa possono essere infinite, segna forse l’inizio di una nuova era per le due ruote, un punto di non ritorno che avrà come primo risultato l’aumento dei test “antidoping” sui mezzi oltreché sugli atleti. D’altronde, dal 2015 l’Uci ha introdotto un nuovo articolo all’interno del regolamento, specifico per queste “droghe tecnologiche” e con annesse sanzioni. Si va dall’esclusione dall’ordine d’arrivo a una squalifica di minimo sei mesi. Senza contare multe salatissime, sia per il corridore (da 19.265 a 192.230 euro) che per il team (da 96.135 a 963. 160 euro).
Per la cronaca si è laureata campionessa del mondo l’olandese Thalita De Jong, mentre nelle under 23, la gara macchiata dalla squalifica di Femke Van Den Driessche, ha trionfato la 18enne britannica Evie Richards.