“È un onore immenso ricevere oggi questo riconoscimento speciale”. Così Gianmarco Tamberi ha iniziato la sua lectio magistrale, dopo il conferimento della laurea honoris causa in Scienze dello sport che l’Università degli studi Carlo Bo di Urbino gli ha conferito poche ore nell’aula magna dell’ateneo. “Ringrazio l’Università di Urbino e ringrazio tutte le persone presenti in un giorno che rimarrà per sempre nella storia della mia vita”, ha aggiunto l’oro olimpico a Tokyo nel salto in alto. Su Los Angeles 2028: “Ho fatto tutti i conti sulle probabilità che avrei di vincere le Olimpiadi a Los Angeles e ho ben chiaro cosa significherebbe per me a livello emotivo anche solo provarci dopo tutto quello che ho passato. Dopo tanti anni so benissimo che limite enorme sia la comfort zone”.
Essere un atleta significa anche prendere decisioni importanti in momenti delicati della propria carriera: “Dobbiamo avere il coraggio di scegliere perché ogni scelta è il primo passo per costruire qualcosa di grande nel nostro futuro”, ha aggiunto il campione che di scelte difficili ne ha prese tante: “Nel 2009 – ha ricordato – mi sono trovato di fronte al bivio se continuare il mio percorso da cestista, lo sport che amavo con tutto il cuore, o scegliere il salto in alto la disciplina per cui probabilmente ero nato. Come potete immaginare – ha sottolineato – se avessi seguito solo la parte emotiva non sarei qui oggi a parlare e a guardare a ciò che è stato fatto in questo lungo percorso”. “In quel caso ha prevalso la parte razionale e mettere insieme oggettivamente le informazioni che avevo sul mio possibile percorso atletico, mi hanno fatto propendere per una scelta più logica verso il salto in alto e avevo solo 17 anni. Se non avessi iniziato lì non sarei arrivato qui oggi”, ha detto Tamberi.
“La seconda scelta è stata emotiva – parlando dell’infortunio che lo costrinse a saltare Rio 2016 –. I dottori – ha ricordato – mi dicevano che forse sarei tornato a correre ma difficilmente a saltare, ma fu in quel momento che mi misi in testa di tornare a gareggiare e come obiettivo mi ero prefissato di vincere Tokyo 2020. Nel 2022 la terza scelta, quella più difficile, uscire dalla comfort zone – ha proseguito Tamberi – Dopo 13 anni che mio padre mi allenava, con tanti problemi relazionali che non starò a discutere qui oggi, ho scelto di cambiare allenatore e quindi di mettermi in gioco, ho scelto di provare a capire di poter conseguire gli stessi risultati anche con un’altra persona”. “Uscire dalla comfort zone mi ha permesso di capire chi sono io e quanto di quei risultati dipendevano da me e non solo da chi mi stava accanto. Quella scelta mi ha insegnato moltissimo”, ha sottolineato l’atleta. “La quarta e ultima scelta è stata quella di scendere in pedana a Parigi, quando qualche ora prima ero su un letto di ospedale – ha ancora spiegato – Molti mi hanno chiesto perché l’ho fatto, l’ho fatto perché serve il coraggio nella vita di affrontare le difficoltà”. “Bisogna sempre mettersi in gioco senza paura di fallire, se si ha paura di fallire non si ha la possibilità di raggiungere grandi obiettivi e quindi non abbiate paura di sbagliare e di fallire, ma mettetevi sempre in gioco”.