Basilea, Vienna e Singapore: mentre la stagione femminile chiude quasi del tutto i battenti con le Finals (in attesa del “Masterino” di Zhuhai), il circuito maschile continua ad offrire spunti interessanti e tiene ancora aperto la lotta al numero 1 tra Federer e Nadal.
FEDERER VIII – Basilea torna a festeggiare il proprio profeta, si tratta dell’ottava affermazione agli Swiss Indoors per il 19 volte campione Slam. Non ha tradito le aspettative la finale con Juan Martin del Potro, un classico di questi ultimi mesi di stagione: proprio l’argentino è stato l’unico a sconfiggerlo nelle ultime quindici partite tra New York, Shanghai e Basilea. Roger piazza dunque la decima vittoria consecutiva, ancora una volta in rimonta: a tratti nervoso, soprattutto dopo aver perso un primo set che lo aveva visto condurre per due volte di un break di vantaggio, lo svizzero ha innalzato il livello con servizio e dritto, trascinando nella partita anche il pubblico di casa. Quasi in clima Davis l’applauso dopo la prima di servizio in rete di Delpo sul set point nel secondo set, ancor più potente l’ovazione nel controbreak del proprio eroe in apertura di terzo set. La torre di Tandil accarezza il sogno del terzo sgambetto in finale dopo quelli del 2012 e 2013 ma cade alla distanza, Federer sorride ancora una volta e non potrebbe essere altrimenti: non gli accadeva dal 2007 di vincere sette tornei in stagione, e non è ancora finita. In attesa di sciogliere le riserve sulla partecipazione a Bercy che gli permetterebbe di continuare la corsa all’agognato numero 1, l’obiettivo principale resta il Masters di Londra per suggellare un’annata tanto epica quanto inaspettata.
LA WOZNIACKI SI SBLOCCA – Tre anni fa arrivò in fondo alla maratona di New York al termine di un finale di stagione sfiancante per qualsiasi altra atleta, chiudendola per altro con un fantastico tempo di 3 ore e 26 minuti. Nel 2017, la resistenza alla lunga distanza è risultata determinante nel suo sport: è lei la più fresca atleticamente, la più pronta mentalmente nonostante sei finali perse in stagione prima di sbloccarsi a Tokyo e vincere finalmente il primo torneo stagionale solamente a fine settembre. Poi le Finals ai limiti della perfezione, macchiate solamente dalla sconfitta (a qualificazione già acquisita nel round robin) contro la Garcia, la tiratissima semifinale contro la Pliskova e il trionfo su Venus Williams. Una prima volta importante che arriva dopo sette sconfitte consecutive dall’ex numero 1 americana, comunque leggendaria nell’essere ritornata in finale nel torneo di fine dopo otto anni a 37 primavere compiute. Alla maggiore delle Williams è mancato l’acuto negli atti conclusivi di Melbourne, Wimbledon e Singapore, proprio quello che mancava fin qui alla carriera della Wozniacki: alla danese è stato da sempre imputato il difetto di non essere particolarmente competitiva nei grandi eventi e di aver raggiunto la vetta del ranking senza aver vinto nemmeno uno Slam. Beh, adesso non più: le Finals non possono essere paragonate ad un Major, ma restano un torneo di assoluto livello per il roster delle partecipanti. Che sia il trampolino di lancio anche per la conquista di uno Slam?
POUILLE FA TRIS – Nel 500 di Vienna arriva il titolo più importante della carriera per il giovane francese, completando l’en plein di superfici dopo la terra di Budapest e l’erba di Stoccarda. Battuto in finale il connazionale Tsonga, regolato con un sonoro 6-1 6-4. Una sconfitta pesante per le ambizioni di qualificazione al Masters per Jo, adesso lontano circa 300 punti da Bautista-Agut. Servirà un ottimo risultato a Bercy e qualche passo falso di almeno tre dei cinque tennisti che al momento lo precedono nella race.