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Coppa Davis, il giorno dopo: considerazioni sulla terza “insalatiera d’argento” della storia azzurra

L'Italia alza la Coppa Davis - Crediti Getty Images x ITF

L’inviato da Malaga, Pietro Corso.

Se oggi sulla Terra scendesse un marziano, sarebbe complicato spiegargli come è possibile che dalla prima alla seconda Coppa Davis l’Italia abbia dovuto attendere 47 anni, mentre dalla seconda alla terza ne sia passato meno di uno. Probabilmente un ghigno solcherà la faccia anche dei tanti azzurri che hanno sempre onorato la maglia nel corso di questo mezzo secolo, senza purtroppo mai sollevare “l’insalatiera d’argento”. La nostra Nazionale è ancora Campione del Mondo, lasciando nella Penisola una coppa che un anno fa aveva conquistato con ben più drammi. Il remake di Malaga sembra possa prendere una piega drammatica soltanto nel debutto degli italiani, quando Lorenzo Musetti cade sotto i colpi di Francisco Cerundolo e Sinner-Berrettini devono improvvisarsi doppisti contro gli argentini Gonzalez/Molteni. Con Australia e Olanda tutto fila liscio in un’arena in visibilio e a forti tinte tricolore, come in un film in cui a un certo punto intuisci il finale. Certo, più facile se con te gioca il numero uno del mondo. Ma questa non è solo la vittoria di Jannik, perciò il terzo sigillo internazionale è stato emozionante come il secondo ma per motivi diversi.

Un patto per Matteo

Volessimo per un secondo dare per “scontata” la grandezza di Sinner, potremmo quasi assumere che questa Davis sia soprattutto un merito di Matteo Berrettini. La serata di ieri è una storia a lieto fine, a prescindere da come andrà la sua carriera da qui in avanti. Lo scorso anno il romano era presente in Spagna, ma da spettatore. E in conferenza stampa dopo l’incontro vinto per 6-4 6-2 con Botic Van de Zandschulp non si vergogna ad ammetterlo: “Onestamente, lo scorso anno mi è capitato di pensare cosa ci facessi qui. Quando abbiamo vinto, senza mettersi d’accordo, sia Volandri che Sinner mi hanno promesso la stessa cosa, cioè che saremmo tornati a vincere con me in campo”. Detto-fatto. Matteo subentra già dal primo tie, in un momento delicatissimo. Con Jannik dà vita a uno dei doppi più divertenti della competizione, rispondendo benissimo dalla sinistra del campo dove di solito patisce con il rovescio. Poi la partita del torneo, contro Thanasi Kokkinakis che gli sta attaccato per 2 ore e 40 minuti. Ne esce con servizio e dritto, i suoi colpi chiave, e indirizza lo scontro con l’Australia per portarci in finale senza passare nuovamente dal doppio. Contro l’Olanda a tratti gioca un tennis che ricorda i suoi periodi migliori, annullando le poche certezze di Van de Zandschulp. “Il mio motore per tornare a questi livelli è stato pensare alla Coppa Davis – spiega poi –. Era mio traguardo, molto più importante di altri obiettivi. Per tanto tempo ho pensato che non ce l’avrei fatta, che la mia carriera sarebbe finita”. E se qualcuno possa pensare a frasi di circostanza, basta guardare il momento in cui Sinner sconfigge Tallon Griekspoor, con il romano che scoppia in un pianto liberatorio. Sì, questa Davis è davvero sua.

No Sinner no party

Gli aggettivi per Jannik sono terminati. Quotidiani, siti, carta stampata, social, li hanno utilizzati tutti. Non serve per questo motivo aggiungere altro sulle qualità del ragazzo, ma si potrebbe riadattare una frase detta da Gary Lineker nel 1990: “Il calcio è un gioco semplice. 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”. Nel 2024, possiamo traslarla al tennis, che sembra un gioco semplice dove due uomini rincorrono una pallina, e alla fine vince Jannik Sinner. Il suo avversario in finale gioca un tennis eccezionale fino al 7-6(2) 2-2. In conferenza stampa, Griekspoor sarà l’ennesimo di questa stagione a complimentarsi giustamente con se stesso per aver tenuto botta sotto il numero uno del mondo, ma anche l’ennesimo a stringergli la mano da sconfitto. L’altoatesino paga le fatiche stagionali e può sembrare meno brillante del solito, ma alla fine ne esce comunque bene, con qualche magia e una solidità da far impallidire tutti. Ovviamente, questa Davis è di Sinner tanto quanto quella dello scorso anno. La differenza è che nel 2024 si ha costantemente l’impressione che non possa perdere, da nessuno. E infatti sono arrivate 3 vittorie in singolare e una in doppio. Parziali vinti 8, parziali persi 0. Game, set, match, Italia.

Il futuro

Dal 2025 la Coppa Davis cambierà ancora, con i tie di qualificazione che torneranno a disputarsi in casa e in trasferta, mentre resterà invariata una Final 8 che dopo tre anni a Malaga, non ha ancora trovato una nuova dimora. Nel post match, Volandri ha spaventato tutti: “Capirei se Sinner l’anno prossimo non dovesse partecipare”. La speranza è che questo non accada, e che il discorso valga per tutti i giocatori. Tralasciando regolamenti e formati, giocare la Davis deve rimanere un onore e un privilegio. Su questo ha fatto leva anche il direttore del torneo Feliciano Lopez (ex numero 12 ATP), che tante volte ha rappresentato la Spagna nella Coppa del Mondo, spiegando quanto sia importante che la gioia di rappresentare la propria Nazionale prevalga su tanti altri impegni. Una chiacchierata tra i circuiti ATP, ITF e WTA (per la Billie Jean King Cup)  è quantomeno necessaria per fare il punto e preservare la salute dei giocatori. Poi saranno gli stessi a prendere le decisioni migliori per il loro tennis e il loro corpo, sperando di vedere ancora tanto spettacolo nella Davis. Intanto, “l’insalatiera d’argento” torna ancora a casa, tra le braccia azzurre.

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