Traiettorie incrociate a San Siro, dove Milan e Juventus tornano in campo dopo la sosta nella classica per eccellenza del calcio italiano, tra due club rivali ma mai nemici, con guide tecniche nuove quest’anno e ancora forse non del tutto decifrate dagli addetti ai lavori. E probabilmente, nemmeno al proprio interno. C’è però tanto in palio al Meazza, perché i rossoneri, che sono stati capaci di battere Inter e Real Madrid quando avevano le spalle al muro, troppe volte poi hanno deluso con le piccole, e prima della sosta avevano dato vita a un surreale 3-3 a Cagliari. Serve un riscatto, anche perché il -8 dal Napoli capolista pesa, seppur con una partita da recuperare. E Fonseca, che promette di non star pensando a “fonsecate” come le mosse vincenti del doppio centravanti contro i cugini nerazzurri o di Musah largo al Bernabeu, sa che si gioca tanto della sua credibilità sulla panchina del Diavolo: occorre una vittoria per spiccare nuovamente il volo, o il cammino sarà a questo punto troppo accidentato per essere una pretendente concreta per lo scudetto e iscriversi, di rincorsa, nel mucchio selvaggio.
Un mucchio selvaggio in cui la Vecchia Signora è soltanto sesta, ma allo stesso tempo a -2 dalla vetta: lo stesso distacco a lungo avuto dall’Inter un anno fa in sostanza, ma con meno punti rispetto ad Allegri per Motta un anno dopo. E con diverse posizioni di classifica in meno, questo perché il campionato si è livellato (verso l’alto? verso il basso?) e non si può sbagliare che ci si ritrova indietro, ma con un paio di successi di fila, proprio come accaduto ai bianconeri prima della sosta dopo un periodo di flessione, si può tornare pienamente in corsa. Dopo i pari con Roma, Napoli e Inter, Motta deve prendersi la prima grande soddisfazione alla guida della Juventus ed è atteso al varco, perché la sua è una squadra assai contraddittoria. Innanzitutto, è imbattuta in Serie A, ma con sei vittorie e sei pareggi. Poi, segna decisamente poco rispetto alle attese, ma ha il miglior attacco in trasferta. E a San Siro deve fare i conti con gli infortuni: Vlahovic non ci sarà ed ecco che le redini dell’attacco, a sorpresa, vanno al figlio d’arte Weah, che in questo stadio, con la maglia rossonera, ha dato spettacolo negli anni ’90.