Da Malaga, Pietro Corso.
Il 19 novembre 2024 verrà ricordato come il giorno dell’ultimo incontro da professionista di Rafael Nadal. Dopo l’addio di Roger Federer nel 2022, è arrivato un altro momento difficile da digerire per chi ama il tennis e soprattutto per coloro che hanno apprezzato una rivalità che ne ha segnato profondamente la storia. Averla vissuta dal Palacio de Deportes Jose Maria Martin Carpena, la casa della Coppa Davis, fa un altro effetto. Per questo andiamo con ordine.
Il trambusto del mattino
Questa mattina non c’erano segnali della possibile titolarità di Nadal nel tie contro i Paesi Bassi, valevole per i quarti di finale della Coppa Davis 2024. C’è però da dire che negli addetti ai lavori il pensiero che capitan David Ferrer potesse sceglierlo, si era insinuato. Rafa si è allenato con regolarità nei giorni scorsi, sempre in buona forma fisica e soprattutto molto motivato per mettere il 100% per il suo Paese, a prescindere dalla specialità. Non ha mancato di sottolinearlo alla vigilia della sfida: “Non sono qui per ritirarmi, sono qui per dare tutto per la Spagna”. Nella strada dall’aeroporto al palazzetto, la musica però appare già diversa. Non solo in senso lato, ma letteralmente, visto che persino le radio iberiche si sono inventato un jingle per celebrare il maiorchino tra uno spot pubblicitario e l’altro. Al rientro dalla réclame, un giornalista iberico annuncia, senza troppi dubbi: “Ci sono ottime probabilità di vedere Nadal schierato in singolare nel match di oggi”. Sono da poco passate le 13.30 e Malaga è in fermento. Giunti al Palazzo dello Sport andaluso, è un tripudio di magliette rosse, sciarpe celebrative e, qualche ora dopo, persone in coda. L’impianto sembra ne possa ospitare un milione, in realtà i posti sono “solo” 11.000 a fronte di uno spicchio di circa 300 appassionati olandesi, che diventa nel corso degli incontri un piccolo muro arancione. Non è solo la quantità di persone che colpisce, ma la diversità nella loro età. Nadal ha abbracciato generazioni: famiglie, padri, figli, zii, cugini, nipoti, amici. Ha abbracciato appassionati di tennis e non solo. Ha incantato tutti, e la speranza dei tifosi è che possa farlo ancora un’ultima volta.
La dura realtà
Non ci riuscirà. Come non ci riuscì Federer nelle sue ultime uscite da professionista, in uno strano gioco del destino che ci ricorda quanto alla fine, quello scorrere di lancette che tante volte i due sembrano aver fermato, sia invece inesorabile. Botic Van de Zandschulp, numero 80 ATP, si porta avanti sul 6-4 senza dare a Rafa la parvenza di poter spostare l’inerzia della contesa dalla sua. Il secondo parziale assume quasi le connotazioni di una tragedia sportiva, con l’olandese sopra 4-1. Sono passati 113 giorni dall’ultimo incontro ufficiale e si vede, ma Nadal non ci sta, e spinto dal pubblico ritrova una parità effimera. In quei momenti il pubblico scende in campo col maiorchino, con un “sí se puede / sì si può” che durerà solo pochi minuti prima del ritorno di fiamma dei Paesi Bassi, con il risultato che segnerà 6-4 6-4. Qualcuno nell’area media borbotta per la scelta di Ferrer: “Era davvero necessario?”, forse no. O forse sì. In questi casi pronunciarsi è molto difficile. Non è solo tennis, non è solo cuore. Vedere in campo questa versione di Nadal fa piacere dal punto di vista sentimentale, e lascia un piccolo vuoto dal punto di vista sportivo, perché la forbice di condizione fisica da oggi all’ultimo titolo da professionista vinto nel 2022 a Parigi è ampia.
L’ultimo valzer
Rafa si emoziona ancor prima del primo quindici, quando entra in campo con tutta la squadra per i rituali della Coppa Davis. Inno, luci soffuse e tanti applausi. “Sapevo che sarebbe potuto essere il mio ultimo incontro da professionista – dirà poi in conferenza stampa –. L’ho pensato ed è stato un po’ complesso gestire le emozioni. Devo ringraziare il pubblico che mi ha supportato tantissimo, così come tutte le altre persone che mi hanno seguito nel corso della carriera”. Poi la solita, lucida, analisi sull’incontro: “Sapevamo che farmi giocare sarebbe stato un rischio. Volevo farmi trovare pronto e il capitano ha scelto. Non dirò che mi dispiace, perché lo sport è così ed è stata presa una decisione da parte di David. Oggi Botic è stato migliore di me, tante altre volte le sfide in Davis sono andate a mio favore”. I giornalisti lo incalzano, vogliono capire subito se sarà davvero questa la sua ultima partita: “Non sono io il capitano, per fortuna. Sentivo di essere arrivato preparato e so che David ha scelto con coscienza. Mi piacerebbe che ci fosse un’altra opportunità, ma se fossi io a scegliere non mi schiererei. Mancanza di voglia? Giocherei tutti i giorni della mia vita, ma devo pensare a cosa è meglio per la squadra. Vedendo il mio livello di oggi probabilmente farei scelte diverse”. In pochi lo notano, ma prima di abbandonare la sala conferenze Rafa si prende un momento. Proprio alla sinistra dell’ingresso c’è Conchita Martinez, campionessa di Wimbledon nel 1994, che lo abbraccia e lo ringrazia commossa.
Gracias, Rafa
Finiti gli obblighi dei media Rafa torna subito in campo, questa volta da seduto. Insieme a Carlos Moya, Juan Carlos Ferrero e tutto il resto delle furie rosse, è il primo sostenitore di Carlos Alcaraz, che un’ora e mezza dopo sconfiggerà Tallon Griekspoor per 7-6(0) 6-3. “El niño” lo considera come un fratello maggiore tennistico. Lo guarda, ancor più di quanto guardi coach Ferrero, lasciandosi travolgere dall’entusiasmo di chi vuole comunque essere utile alla propria Nazionale. Il numero 3 ATP soffre e teme la possibilità di ritrovarsi sull’orlo del baratro, salvo risollevare la sua squadra con un tie-break e un secondo set di grandissima intensità. Il pubblico mette il resto, contribuendo al nervosismo crescente dell’olandese, il quale non riesce a ritrovare il buon livello espresso nel primo parziale. Il doppio è una sfida anche sugli spalti, ma quella che potrebbe essere anche l’ultima partita di Wesley Koolhof, anche lui ai saluti, diventa a poco a poco l’ultima di questa Spagna in Davis. Il duo formato con Van de Zandschulp non stecca in nessuno dei due tie-break, piegando Alcaraz/Granollers per 7-6(4) 7-6(3). Gli iberici sono fuori, resta dunque lo spazio per le ultime parole da professionista di Rafa: “Vorrei continuare a giocare a tennis per molti anni, ma il mio corpo ha deciso che dopo vent’anni non saremmo potuti più andare avanti. Devo ringraziare tutti coloro che mi hanno appoggiato, dall’esterno del campo sino al mio team e alla mia famiglia. È stato un viaggio incredibile per il quale mi sento privilegiato. Spero di aver lasciato il segno anzitutto come persona, al di là dei numeri, e sono sicuro che continueremo a vederci anche in un’altra veste. A presto”. Cala il sipario su una prima giornata di Coppa Davis che avrebbe potuto benissimo essere l’ultima. Eppure la corsa all’insalatiera è appena cominciata.