DA TORINO
Mentre le Nitto ATP Finals 2024 entrano finalmente nel vivo, Torino è in fermento per un’eventuale riconferma del proprio mandato. Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP, ha incontrato la stampa italiana in una tavola rotonda, ma per scoprire chi ospiterà le Finals dal 2026 al 2030 bisognerà attendere domenica 17 novembre. Come noto l’Italia è in pole position per la riconferma, ma alla città sabauda questo non basta. La concorrenza di Milano è concreta e l’opzione più accreditata sembrerebbe essere quella di un’alternanza 2+3 con il passaggio di consegne nel 2028. A ogni modo Gaudenzi ha potuto affrontare altri temi importanti: attuali come la situazione palline e su termini più lunghi come lo sbarco in Arabia Saudita. Di seguito un riassunto per tematiche.
PALLE – “Per la prima volta abbiamo centralizzato il processo di scelta per far sì che ci sia una palla uniforme nei vari periodi della stagione. Per l’esecuzione completa ci vorranno ancora un paio d’anni perché alcuni tornei hanno dei contratti commerciali in essere. Cambiare palla in tornei ravvicinati crea difficoltà agli atleti, lo sappiamo e vogliamo evitarlo. Poi ovviamente noi non produrremo mai le palline, ma possiamo lavorare su un problema di specifiche. Proveremo a dare degli standard di qualità da rispettare”.
ARABIA SAUDITA – “Nell’approccio agli arabi siamo stati aperti e abbiamo ascoltato i loro desideri, perché vogliono investire sul tennis e aiutarci. Vorremmo costruire ponti e non muri. Poi ogni società del mondo si può criticare, nessuna è perfetta. Quando io giocai Dubai e Doha negli anni 90 tante cose erano diverse, ma da allora hanno fatto tanti progressi. L’Arabia Saudita ha quella voglia di cambiare. Se mai arriverà un Masters 1000 lì, non se ne parla prima del 2028 perché ci sono tempistiche per le infrastrutture. Gli altri Masters 1000 non rischiano, anche perché il piano one vision ha garantito una protezione di categoria per 30 anni e tutti i Masters 1000 stanno investendo sulla base di questa stabilità”.
FINALI AL MEGLIO DEI 5 SET – “Il tennis ha un miliardo di spettatori, ma sui media monetizza l’1,3%. La domanda c’è, ma manca la capacità di vendita che può migliorarlo. Ma il gioco del tennis e la durata vanno bene. Anzi, io tornerei alle finali dei Masters 1000 3 su 5. Speranza che succeda? Sì, sarebbe una decisione nostra. Non adesso ma ne parlavo anche con Federer alla Laver Cup. Le partite più belle della storia del tennis sono state al meglio dei cinque set e noi non possiamo avere uno sport dove tra trent’anni nessuno si ricorderà le grandi partite”.
TORINO – “ In questi 4 anni a Torino siamo andati oltre le aspettative. Arrivando da tanti anni a Londra, ricordo ci fosse un po’ di tensione all’inizio. Nel 2021 iniziammo in periodo post covid, ma l’evento si è poi consolidato. Il calore del pubblico è lampante, aiutato anche dal successo di Sinner. L’impianto si presta molto bene e l’integrazione con la città è perfetta, vive in sinergia con le Finals. Questi sono gli ingredienti che hanno funzionato a Torino”.
IL CALENDARIO – “Abbiamo ampliato i Masters 1000 e in quelli a 96 c’è teoricamente una partita in più solo se arrivi in finale. Concordo con i giocatori quando dicono che l’off season sia troppo breve e su questo incide anche la Coppa Davis. Con il nuovo format tanti giocatori giocano a novembre, una volta solo quelli delle squadre che arrivavano in finale, gli altri andavano in vacanza. Adesso non hai abbastanza tempo per riposare, ricostruire il corpo e ricominciare a giocare a tennis. Questo è un problema e sono d’accordo, ci stiamo lavorando. I tornei però sono di proprietà e non avendo un sistema centralizzato non possiamo prendere eventi e spostarli come ci pare. Poi è vero che c’è un obbligo nel giocare i Masters 1000, nostro prodotto premium. Perché gli appassionati vogliono vedere i migliori giocare nei tornei più grandi: Slam, Masters 1000 e Finals. Questo è il prodotto che tira e va rinforzato, anche perché il gap tra Slam e 1000 è rilevante. Ovviamente si deve poi togliere da altre parti. I tennisti restano indipendenti e possono scegliere il loro calendario, come Sinner stesso ha detto. Poi capisco la tentazione di giocare esibizioni, questo lo decidono gli atleti”.
DIRITTI TV E NETFLIX – “Il dato sulla vendita dei biglietti negli ultimi due anni è cresciuto ancora di più. Dove invece facciamo un po’ più di fatica è dal lato media con la transizione al digitale. Il tennis se vuole essere competitivo deve aggregarsi alla WTA e agli Slam per creare un pacchetto unico, come detto tante volte. Perché se sei un appassionato è un problema capire quando e dove vedere gli eventi. ATP e WTA stanno lavorando sull’unione dei diritti commerciali come sapete, l’obiettivo è chiudere l’accordo entro il 2025. Unire il nostro prodotto ci darebbe un vantaggio, poi secondo me si devono unire anche i Grandi Slam. Perché al momento è un problema avere sette board che decidono. La cancellazione della serie su Netflix? I numeri erano buoni, non si può dire che non abbia funzionato. La decisione di cancellare è stata di Netflix. Non è detto che non torni in futuro. La nostra idea è incentivare e raccontare storie fuori dal campo. Oggi più che mai il prodotto non è solo il live, perché sta crescendo l’interesse sui contenuti extra campo e credo che i giocatori possano raccontare storie stupende”.
TV – “Ho tre figli adolescenti e lo vivo il “problema” dell’attenzione. Magari con un televisore a disposizione, loro guardano la serie tv sul cellulare perché nel mentre fanno altre cose. Per me il target dello sport non è quello degli under 18, non lo è mai stato. Noi dobbiamo chiederci se i nostri figli saranno appassionati di tennis quando avranno 30 anni. Quel target è dei videogiochi e capisci che non c’è sport che possa competere. Ci sono TikTok, Spotify e Netflix, cose che ti danno adrenalina immediata. Poi lo sport si pratica e si va a vedere live, quello è un altro discorso”.