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Portavoce Amnesty Italia a ‘LaPresse’: “Sinner in Arabia Saudita? Federer disse no”

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto CHINE NOUVELLE/SIPA/2409261342

“L’Arabia Saudita è il paese che maggiormente fa dello sportswashing, anche se non è l’unico. Il fatto che se ne parli meno è un segnale di aver accettato che utilizzare lo sport per nascondere la situazione dei diritti umani sia un fatto normale e non da biasimare”. Intervistato da LaPresse, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, ha parlato della situazione in Arabia Saudita e delle sue connessioni con lo sport, a cominciare dal torneo milionario al quale partecipa anche Jannik Sinner e altri cinque big del tennis: “Questa esibizione si svolge nell’anno in cui l’Arabia Saudita con attualmente 213 impiccagioni ha stabilito il record da quando si tengono i dati sulla pena di morte, da 30 anni a questa parte. E’ un paese in cui chiunque osa esprimere una opinione sui social viene punito con decenni di carcere. L’obiezione è sempre: perchè lo sport dovrebbe prendere la parola quando la politica internazionale non dice nulla. La mia risposta è che qualcuno dovrebbe iniziare a dire no. Federer lo fece, è bene che ci siano altri Federer. Ovviamente non ha risolto il problema dei diritti umani rifiutando l’invito a giocare lì, ma quando lo fece si parlò dell’Arabia Saudita e fu un gesto importante. Continuare ad andare a prendere soldi, non dico che Sinner sappia e sia d’accordo con quello che succede, è rendendosi involontariamente megafoni di questa situazione. Ed è spiacevole”.

C’è anche il calcio che crea legami con il paese saudita: “Ormai sembra quasi normale che lo sport faccia la corte a Bin Salman per essere invitato. Tra tre mesi, forse meno, ci sarà l’ennesima Supercoppa italiana in Arabia Saudita”.

E sulle vicende legate a Israele e alla presa di posizione del ct Spalletti: “Avrebbero dovuto esserci altre parole oltre a quelle di Spalletti, della Federazione ad esempio. Possibilmente anche di qualche calciatore, invece, alcune reazioni sono state quelle vecchio stampo: lo sport è una bolla, non deve immischiarsi con la politica ma qui si parla di diritti umani e che lo sport sia legato ai diritti umani è un fatto storico. Sarebbe stato necessario dire qualcosa di più”.

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