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Caso Sinner, Abodi: “Prima si chiarisce, meglio è per tutti”

Andrea Abodi - Foto Antonio Fraioli

“Il significato maggiore è determinato dalla dimensione europea. Non è un evento estemporaneo, ma quello che stiamo facendo sta succedendo anche in altri Paesi europei. È il richiamo al valore dello sport come fattore educativo, di promozione del benessere e socializzazione, ma anche responsabilità politica per fare sì che queste giornate si trasferiscano alla dimensione quotidiana”. Così il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, a margine dell’evento Be Active, promosso da Sport e Salute, nell’ambito della settimana europea dello sport. “Il pensiero corre alla scuola, il luogo dove tutte queste opportunità devono potersi consacrare superando difficoltà di carattere infrastrutturale e anche di barriere culturali, con i programmi didattici. Stiamo dando supporto al ministro Valditara perché contrastare la sedentarietà passa per l’attività sportiva. Qui – prosegue Abodi – non c’è competizione, l’obiettivo è la partecipazione. È un insegnamento che dobbiamo tenere a mente anche nell’ambito delle politiche pubbliche nel rapporto tra Governo e Regioni, è un tema che si affronta insieme”.

Abodi ha poi ha commentato la notizia ordierna relativa gli arresti di alcuni esponenti del tifo organizzato di Milan e Inter. “È un segnale forte e chiaro, perché non esistono zone franche, i delinquenti devono uscire dagli stadi e non hanno niente a che vedere con questo sport meraviglioso. Sono vicino al ministro Piantedosi e alle strutture investigative che stanno lavorando. Queste persone non possono determinare scelte dolorose, ma alcune volte inevitabili, nei confronti di coloro che vanno allo stadio per godersi lo spettacolo del calcio, e non per subire soprusi che non fanno parte dello sport”.

“Sinner? Prima si chiarisce e meglio è, l’opinione pubblica deve contare sulla chiarezza in tempi ragionevoli”. Così commenta l’appello della Wanda contro l’assoluzione di Jannik Sinner per il cado Clostebol. “Stiamo assistendo a uno stop and go che non fa bene alla credibilità non solo dello sport ma anche di chi è chiamato a contrastare la piaga del doping”, ha aggiunto il Ministro.

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