Vela

Chi è Marco Gradoni, l’enfant prodige della vela italiana: Luna Rossa si affida a lui nella Youth America’s Cup

Luna Rossa, America's Cup
Luna Rossa, America's Cup - Foto IPA

Segnatevi questo nome, direbbe qualche osservatore calcistico. Nel caso di Marco Gradoni, 20enne velista, non ce n’è bisogno perché il suo nome e cognome sono già nell’elenco più prestigioso che possa esserci. A 13 anni vince il Mondiale di classe Optimist (l’imbarcazione per velisti con età compresa tra i 6 e i 16 anni), replicando il trionfo anche nel 2018 e nel 2019, diventando così il primo velista nella storia ad aggiudicarsi il Mondiale di specialità per tre volte consecutive. Sempre nel 2019, a soli 15 anni di età, diventa il più giovane vincitore della storia del Rolex World Sailor of The Year Award, il trofeo individuale più prestigioso che un velista possa ricevere. È con questo background che nel 2022 Marco Gradoni entra nel sailing team di Luna Rossa, prendendo parte alla prima campagna di America’s Cup della sua giovanissima ma già ricca carriera. Nella Preliminary Regatta di Jeddah nel 2023 è uno dei timonieri insieme a Ruggero Tita nell’AC40 (che a differenza dell’AC75 prevede solo 4 membri a bordo) al posto dei titolarissimi Jimmy Spithill e Francesco Bruni. Il due volte oro olimpico del Nacra 17 e il classe 2004 fanno un figurone, portando la barca italiana in finale, dove ad imporsi è però il Defender New Zealand.

Sconfitta a parte, resta la certezza: il futuro di Luna Rossa è assicurato con Tita e Gradoni. Quest’ultimo è pronto a prendere in mano il timone dell’AC40 impegnato in Youth America’s Cup (al via il 17 settembre), senza dimenticare però le classi olimpiche. Nel 2021 al timone del 470 Mixed – in coppia con Alessandra Dubbini -, Gradoni conferma il talento naturale, vincendo il Mondiale e l’Europeo Juniores. Per il futuro c’è tempo, ora si pensa al presente e l’obiettivo è trionfare a Barcellona nella competizione riservata agli equipaggi under 25. “La sensazione quando volo su Luna Rossa è fantastica – rivelò in un’intervista un anno fa -. Sento la responsabilità del mio ruolo perché so che un piccolo errore può causare gravi danni, ma non ho paura, solo grande rispetto. Lavorare in squadra è molto diverso rispetto alla mia carriera precedente: devi capire le persone che ti stanno attorno, andare d’accordo, rispettare i diversi caratteri, ma sto imparando molto. Da tutti. Dagli amici ciclisti ho imparato tanto sotto l’aspetto sportivo, fanno dei sacrifici impressionanti, ma in generale, di ognuno qui alla base, mi verrebbe da dire: vorrei essere come loro”. Con l’umiltà dei grandissimi, fa quasi finta di dimenticare che nell’elenco dei migliori velisti degli ultimi anni, tra cognomi come Spithill, Ainslie, Tita, Slingsby, c’è anche il suo.

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