Un ciclista su una barca che vola. Sembra una barzelletta, ma è una splendida realtà dell’ingegneria nautica. A partire da questa edizione di America’s Cup, a bordo degli AC75 (le imbarcazioni che grazie ai foil si sollevano dall’acqua) ci saranno anche i cyclors. Un ruolo che, stando ai rumors, Luna Rossa avrebbe voluto affidare addirittura al fuoriclasse Filippo Ganna, oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Tokyo 2020, argento nella cronometro di Parigi 2024. Sarebbe stato il secondo campione olimpico nell’equipaggio del team di Max Sirena, dopo Ruggero Tita, il velista campione di tutto (con Caterina Banti) nel Nacra 17. E la domanda sorge spontanea: cosa ci fa un ciclista a bordo delle barche in gara nella più antica competizione sportiva al mondo? Bisogna intanto esordire dicendo che la suggestione Ganna è rimasta nel recinto delle idee affascinanti. Troppi gli impegni, troppi gli intoppi in un calendario olimpico dagli incastri difficili. A Parigi però non c’era Ashton Lambie, campione del mondo 2021 di inseguimento individuale davanti a Milan e allo stesso Ganna, arruolato da American Magic (una delle avversarie di Luna Rossa) per questa edizione. Sarà quindi il ‘baffo’ del ciclismo statunitense uno dei cyclor dell’equipaggio statunitense. Rimane però la domanda: cosa fa un cyclor?
Innanzitutto, prendono il posto dei grinders che in passato muovevano le manovelle con la forza delle braccia. A differenza delle vecchie barche, a bordo degli attuali AC75, ci sono quattro persone che pedalano. E con la loro esplosività alimentano i sistemi idraulici che permettono ai trimmer di regolare vele e albero. Un motore fatto di muscoli con un ruolo fondamentale perché dalla potenza delle gambe dipende il sistema di bordo. Lo sforzo è enorme: non solo per l’esplosività del gesto concentrata in circa 20-25 minuti di gara, ma anche perché le posizioni mettono a dura prova le articolazioni. E poi c’è il fattore mentale. Contano i muscoli, ma anche il cervello perché l’AC75 è un sistema complesso e la comunicazione è fondamentale. Ormai da mesi vengono chiamati ‘ciclisti’, ma in realtà nel team di Luna Rossa c’è un solo (ex) ciclista professionista: Paolo Simion (nel curriculum una vittoria di tappa del Giro di Croazia). In cinque vengono dal canottaggio. E due sono saliti sul podio olimpico: Bruno Rosetti, bronzo a Tokyo 202o nel 4 senza e Romano Battisti, argento a Londra 2012 nel doppio. Poi Emanuele Liuzzi, Nicholas Brezzi, Luca Kirwan e Cesare Gabbia. Senza dimenticare i velisti Enrico Voltolini e Mattia Camboni, quest’ultimo specializzato nel windsurf. In totale quindi saranno nove i cyclors presenti nel team, ma solo in quattro prenderanno parte alle regate. Il lavoro è duro e le rotazioni sono una soluzione.
“Da grinder a cyclors è stato un passaggio ‘brutale’, nel senso che cambia completamente tutto – ha raccontato recentemente Brezzi -. Il grinder era molto ‘muscolare’, fisico, di forza, e ti permetteva di avere un allenamento diverso rispetto al canottaggio, usando la parte alta del corpo, mentre adesso usi solo la parte bassa, quindi le gambe, e la preparazione è molto aerobica, simile se non quasi uguale al canottaggio. Siamo in 4 in barca invece di 8, per cui la stessa potenza che erogavamo alle manovelle, adesso è prodotta dalla metà degli atleti con gli arti inferiori. Le barche si sono evolute, le velocità sono maggiori, per rendere tutto più efficiente e più veloce ed è ovvio che più potenza si ha e meglio è per poter regolare le vele a seconda della velocità dello scafo, e della direzione del vento”, la spiegazione del canottiere. Adesso l’esame più importante. Nella complessità della regata, tra strategie e rotte, c’è un lavoro che parte da lontano.