“Sono grato a Oaktree per la fiducia. Conto su una struttura societaria forte, su una squadra di professionisti molto seri, oltre che capaci, e su un pubblico che è il nostro valore aggiunto”. Così il presidente e amministratore delegato dell’Inter, Giuseppe Marotta, in un’intervista rilasciata a Sette, il settimanale del Corriere della Sera. Parlando di prossimi traguardi, Marotta ha sottolineato: “L’Inter è l’Inter, quello che è stato fatto sotto la mia gestione non è nulla di straordinario perché questa era una squadra abituata a vincere. Ha passato un periodo di buio e sofferenza, per questo quando abbiamo riconquistato insieme il primo scudetto è come se in quello ce ne fossero stati altri tre e quando a maggio abbiamo vinto ancora, portando la seconda stella, è come se questo nuovo scudetto ne contenesse dieci. Ora il sogno è quello di regalarci la Champions League, dobbiamo provarci senza avere rimpianti”.
Un tema molto caldo è quello dello stadio: “Ci manca una casa. Oggi abbiamo San Siro che condividiamo con un’altra squadra, ma uno spazio tutto nostro rafforzerebbe quel grande senso di appartenenza che è caratteristica importante nella vita di una società di calcio”, spiega Marotta, che sul progetto di Rozzano aggiunge: “Ragioniamo sui 70mila posti. Una cittadella sarebbe una bella cosa. Purtroppo non è facile da realizzare, ma almeno uno stadio sarebbe indispensabile”. Infine, un passaggio anche sulla separazione con Romelu Lukaku, un episodio negativo che “ha rappresentato poco rispetto a tutte le emozioni positive e all’adrenalina che si sono vissute in questi anni. Dobbiamo ringraziarlo per quello che ha fatto. Ricordiamolo per le cose belle, non per quelle brutte. E poi non dimentichiamoci che ha rappresentato l’operazione più strana, particolare e positiva per l’Inter nella sua storia. Lo abbiamo valorizzato in una maniera incredibile e questo ha dato poi dei riscontri importanti dal punto di vista economico per costruire la conquista della seconda stella”.