Olimpiadi Parigi 2024

Il caso Carini-Khelif da Parigi 2024 diventa globale: politici e vip, lo sport come tornaconto personale

Khelif-Carini
Khelif-Carini - Foto Eliot Blondet/ABACAPRESS.COM

Il caso del giorno non è più una faccenda interna a Italia e Algeria, o comunque alle Olimpiadi di Parigi 2024 e dunque allo sport, ma sconfina a livello globale e come un treno in corsa e fuori controllo sta rischiando di deragliare pericolosamente. Ne parlano tutti, dal vicino di casa al politico più quotato, dalle figure istituzionali ai vip sui social: alla fine, però, così si perde di vista lo sport. Perché la boxe, l’incontro tra la nostra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif affetta da iperandroginismo è sport.

Sgomberiamo il campo da equivoci: non è la difesa o l’accusa di nessuno, il tema delle atlete con eccesso di testosterone va affrontato perché c’è da una parte il diritto delle stesse a poter partecipare e a praticare le discipline in questione, dall’altro la salvaguardia di un’equa competizione. Però, se ne deve occupare lo sport, con riflessioni mirate, appropriate e che possano fornire da guida in tutte le applicazioni caso per caso. Non se ne è parlato abbastanza, e poi quando scoppia il caso ecco che tutti sono impreparati.

Quello che però andrebbe evitato, è consentire ai politici, ai vip, a chi non ha un interesse reale nei confronti dell’argomento, di parlarne per tornaconto personale, per una mera strumentalizzazione. Sta succedendo in Italia con gli esponenti di destra, dal premier, al vicepremier, passando per la seconda carica dello Stato, d’altro canto la sinistra sta perorando la causa dell’atleta, sottolineando la fake news del fatto che fosse trans, e questo è doveroso. E’ una donna, va rispettata: da questo presupposto, che sta un po’ sfuggendo di mano per la ricerca sfrenata di un clic o di un consenso, bisogna ridefinire i confini circa la partecipazione nei singoli sport.

E il caso diventa più intricato che mai anche in virtù della delicata querelle tra CIO e IBA. La federazione internazionale non aveva ammesso ai mondiali la Khelif, il CIO sì. Del resto, la stessa governance del boxe mondiale è stata sospesa dal Comitato olimpico, e le è stato sottratta l’organizzazione del torneo olimpico. Insomma, una vicenda così intricata che a occuparsene dovrebbero essere soltanto gli addetti ai lavori. Quando su queste situazioni si fiondano politica e personaggi pubblici, che in modo disinteressato cercano il consenso, il rischio è quello di dare un pugno, violentissimo, allo sport.

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