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Dall’infortunio alla finale di Wimbledon il passo è breve: il violinista Djokovic vuole suonare l’ottava

Novak Djokovic
Novak Djokovic - Foto PA Wire/PA Images/IPA

Il 5 giugno Novak Djokovic si sottoponeva ad un’operazione al menisco dopo due vittorie clamorose al quinto set (contro Musetti e Cerundolo) e un ritiro forzato prima di scendere in campo contro Ruud nei quarti del Roland Garros. Circa un mese dopo, più precisamente il 12 luglio, il tennista serbo ha raggiunto la finale di Wimbledon, la sua 37^ a livello Slam, la decima ai Championships ma solo la prima del 2024. A prescindere da quale fosse l’entità dell’infortunio, ciò che ha fatto Nole è qualcosa di fuori dal normale e vederlo nell’atto conclusivo a Wimbledon è tutto tranne che scontato.

Sicuramente la dea bendata gli ha sorriso con un tabellone decisamente favorevole, ma Djokovic ci ha messo del suo, battendo in tre set i due avversari più ostici incontrati, Holger Rune e Lorenzo Musetti. Se c’è una cosa che il torneo di Wimbledon ci ha ribadito è proprio che, anche a 37 anni e magari non al 100%, Djokovic rimane uno dei migliori al mondo su erba. Detto ciò, la finale contro Carlos Alcaraz rappresenterà un discorso a parte nonché un match che difficilmente avrà dei legami con quanto fatto nel torneo da Novak.

Senza nulla togliere a Rune e Musetti, così come a Kopriva, Fearnley e Popyrin, lo spagnolo è un avversario completamente diverso e lo dice la classifica (è numero 3 del mondo) ma anche i risultati recenti (ha vinto il Roland Garros). Questo può rappresentare un problema per Djokovic, che in stagione non ha ancora ottenuto neppure una vittoria contro un top 10, ma soprattutto rappresenta un’incognita per il serbo, che finora ha affrontato avversari di tutt’altro calibro. A livello di tennis la differenza potrebbe non essere così sostanziale, anche perché Nole ha sfoggiato un’ottima versione ed è apparso più che degno di una finale a Wimbledon. Più dubbi invece a livello di tenuta fisica e di stress del ginocchio dato che Djokovic ha giocato una partita in meno (forfait di De Minaur nei quarti) e nessuno dei suoi cinque incontri è durato più di 3 ore e 8 minuti (il più lungo quello con Popyrin).

Come ha detto lo stesso Alcaraz, sicuramente Nole è più abituato a giocare questi tipi di match e soprattutto scenderà in campo con un gran desiderio di prendersi la rivincita dopo il doloroso ko dello scorso anno. Non sorprende, però, che a scendere in campo da favorito – almeno secondo i bookmakers – sarà Carlitos, determinato a bissare sia il successo del 2023 che il titolo vinto poche settimane fa a Parigi per consolidare la sua imbattibilità a livello di finali Slam.

Infine, un ultimo aspetto che rende la finale ancora più avvincente è il rapporto tra Djokovic e il pubblico. Dopo l’accesa discussione al termine del match con Rune – con il serbo che non le ha mandate a dire nell’intervista post-partita -, c’è stato un momento di tensione anche alla fine della sfida con Musetti. In questo caso, però, si è trattato di un’incomprensione visto che gli spettatori hanno interpretato male l’esultanza di Djokovic, che ha mimato di suonare il violino. Un gesto che fa dal primo turno per omaggiare la figlia Tara, che appunto ha iniziato a suonare il violino, e che gli è valso invece una buona dose di fischi.

L’appuntamento per scoprire se Nole suonerà effettivamente un ultimo volta il violino è dalle ore 15:00. Djokovic cerca il suo ottavo titolo a Wimbledon e uno storico 25° Slam. Servirà però una partita ai limiti della perfezione contro quello che nell’ultimo mese è stato di gran lunga il miglior giocatore del pianeta. Nole conduce 3-2 nei precedenti, tuttavia ha perso l’unico su erba.

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