“Non pensavo molto alla tattica e con Guardiola ho imparato molto e ho cominciato a capire molto di più sul gioco, sugli spazi, sul possesso palla, sulla gestione del gioco con la palla. Il calcio si è evoluto tanto e oggi è molto tattico, troppo tattico, oggi qualsiasi squadra se ne mette cinque dietro, organizzati e ben posizionati, ti mette in difficoltà, mentre prima trovavi molti più spazi. Oggi è tanto più tattico e anche fisico il calcio”. Lo ha detto Lionel Messi in un’intervista a Clank!, nella quale ha parlato dei suoi esordi e del primo approccio con Guardiola: “Credo che abbia inciso un po’ anche Guardiola, perché tutti volevano copiare e volevano che le loro squadre giocassero in quel modo e volevano essere il Barcellona di quel momento. A un ragazzo devi insegnargli a capire il gioco, a sapersi muovere, a cercare gli spazi, a giocare velocemente, ma non devi nemmeno togliere la spontaneità. Il giocatore sudamericano era diverso e ne aveva di più rispetto a quello europeo, ma è vero che anche noi la vediamo sempre meno”.
E sul modo in cui è diventato un falso nueve: “Non ne avevamo parlato, penso che prima, in settimana o un paio di giorni di allenamento, Guardiola ha detto che magari avremmo provato a fare qualcosa di diverso. Un pomeriggio mi ha chiamato e mi ha detto ‘che fai’, ‘sono a casa’, ‘vieni in città, voglio parlarti’. E lì mi mostra un paio di video di quello che avremmo fatto. Mi disse ‘Giocheremo con un falso 9 perché non voglio che i difensori centrali abbiano il riferimento, voglio essere uno in più a centrocampo per avere la palla perché per andare a Madrid per vincere dobbiamo avere la palla”.
Sulla sconfitta in finale ai Mondiali contro la Germania e sul pallone perso in contropiede che avrebbe potuto fruttare il gol del pareggio in extremis: “Volevo uccidermi. Anche se è stata una palla persa lontano dalla porta, vicino alla loro panchina, è una palla che ho perso perché volevo dribblare, perché non volevo andare avanti… e anche perché quando voglio fare l’ultimo passetto, la palla è lontana da me e allora l’altro me l’ha portata via. Ma nella stessa partita sono autocritico con me stesso e cerco di superare me stesso. Mi ero sentito molto in colpa”.
Infine, sull’espulsione all’esordio in Nazionale dopo due minuti: “La verità è che non ho capito niente quando avevano mi hanno espulso perché mi ero perso tante volte quella situazione in cui mi prendevano e mi cacciavano, l’arbitro non aveva tatto o altro. Mi ha semplicemente buttato fuori, non era nemmeno un cartellino rosso ed è stato un momento molto duro per me per tutto quello che ha significato per me il mio debutto… Ma ecco, nello spogliatoio sono entrato morto, piangendo, non riuscivo a contenere me stesso”.
Infine, sul suo possibile regalo di compleanno: “Vorrei farmi una foto con Michael Jordan. Dopo averlo conosciuto e aver visto la serie tv ‘The Last Dance’ dico che è impressionante, non capisco molto di basket e non sono così appassionato per questo sport, ma lui era qualcosa di assolutamente diverso da tutti, di unico, e in ogni disciplina. A me hanno chiesto di fare foto tantissime volte, perché non posso farmene una io con lui? Sarebbe bello”.