Oggi, sabato 8 giugno 2024, l’Italtennis donne torna ad avere una sua rappresentante in una finale di una prova del Grand Slam. Non è opera di una predestinata, di una ragazza dal sicuro avvenire. E’ Jasmine Paolini, 28enne nativa di Castelnuovo di Garfagnana ma cresciuta a Bagni di Lucca che un passo alla volta è cresciuta sempre più fino a trovare il suo posticino nella Storia del tennis italiano e non solo. Quasi nove anni dopo l’indimenticabile derby a Flushing Meadows tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta, un’azzurra torna a giocare per un titolo major. Lo fa su quella terra rossa del Philippe Chatrier, sotto gli occhi della sua compagna di doppio Sara Errani, l’ultima azzurra che prima di lei era stata in grado di spingersi così lontano al Roland Garros. Era il 2012 e la tennista romagnola si arrese nettamente nell’atto conclusivo a una Maria Sharapova in stato di grazia.
L’impresa a cui è chiamata quest’oggi l’allieva di Renzo Furlan è sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda. Iga Swiatek non è soltanto favorita, secondo i bookmakers – prima di entrare in campo – questa è una delle finali più scontate degli ultimi decenni. Una vittoria di Jasmine paga nove, dieci volte la posta in gioco. Nessuna forma di mancanza di rispetto nei confronti della nostra giocatrice, bensì un semplice tenere in considerazione il dominio messo in atto da Iga Swiatek sul rosso di Parigi negli ultimi anni. Contro una giocatrice che in questo torneo ha vinto le 20 partite disputate, è reduce da due titoli consecutivi e ha trionfato in totale 3 volte nelle ultime 4 edizioni, non può che essere così. Come se non bastasse, la numero uno al mondo arriva anche da 18 vittorie di fila accumulate tra Parigi e Madrid/Roma nelle scorse settimane.
Jasmine ha dimostrato in semifinale contro Andreeva di essere anche in grado di gestire ottimamente la pressione, a differenza della sua giovane avversaria che invece si è fatta travolgere dall’emozione della prima volta e ha faticato a trovare il campo. Fa tutto parte di questo processo di maturazione di cui più volte la 28enne ha parlato in queste settimane. Non sa bene dove quest’ascesa verso i vertici del tennis mondiale sia iniziata, ma perché probabilmente un luogo o una data non ci sono. Si è trattato di un percorso di cui ogni tappa è stata fondamentale e soprattutto graduale. Prima degli Australian Open non aveva mai raggiunto un terzo turno in uno Slam. A Melbourne sono arrivati gli ottavi con una sconfitta contro Kalinskaya che per molti sapeva di occasione sprecata: “Quando le ricapiterà più una chance così in un torneo così importante?”. Un mese dopo, proprio prendendosi la rivincita contro la russa, ha trionfato nel WTA 1000 di Dubai, il primo della sua carriera. Ora, in uno Slam, non solo ha raggiunto i quarti, ma anche la semifinale e la finale. E oggi non ha semplicemente nulla da perdere.
Ribadito ciò, questa volta non è soltanto questione di esperienza e atteggiamento. Iga Swiatek spesso anche in generale, ma soprattutto sulla terra battuta, è come un muro invalicabile. Sa quando difendersi, sa quanto contrattaccare. Tende magari a soffrire un po’ contro colpitrici efficaci e dal gran servizio quali Sabalenka e Rybakina, oppure Naomi Osaka, come abbiamo visto al secondo turno di questo torneo. Alla fine, però, spesso e volentieri anche in questi casi trova come uscirne. E a Parigi già si sprecano i paragoni con Rafa Nadal, ma lei – un po’ imbarazzata – ha sottolineato come i conti si potranno fare tra 14 anni. Con una vittoria diventerebbe la prima donna dopo Justine Henin a conquistare quattro titoli al Rland Garros e sarebbe la giocatrice più giovane, uomo o donna, con cinque titoli major.
Jasmine dovrà scendere in campo leggera, consapevole di non avere alcuna pressione addosso. Che il suo torneo sotto tanti punti di vista l’ha già vinto. E’ in top-10, in una finale Slam in singolo e con una in doppio da giocare domani, in piena corsa per le WTA Finals in entrambe le specialità. Nulla può andare storto e cancellerà quando fatto. E dovrà godersi sempre il momento, anche quando magari la polacca vincerà i primi games e – come capita a tante avversarie della n°1 mondiale – si inizia ad avere paura di subire un’umiliazione pesante. Un punto alla volta, un game alla volta. Con la consapevolezza di essersi meritata quel palcoscenico. E poi vada come vada come deve andare.