Serie A

Juventus, Fagioli racconta: “Scommettevo per noia, il gioco era diventato un incubo”

Nicolò Fagioli
Nicolò Fagioli, Juventus - Foto Claudio Benedetto/IPA Sport/IPA

In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Nicolò Fagioli ha parlato del tema scommesse e della ludopatia: “E’ iniziato come un gioco, pensavo che non fosse un problema giocare a calcio e scommettere se non si incrociassero. Scommettevo tanto, ma mai su di me o sulla mia squadra perché non volevo violare certi principi: non credo di aver fatto male allo sport. Perché l’ho fatto? Perché mi annoiavo: dopo le 4-5 ore di allenamento ti si spalanca il vuoto, specialmente se non hai altri interessi. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine, basti pensare ai tanti attori e musicisti che sono finiti in dipendenze persino più letali. Usavo il gioco perché con le sue scariche di adrenalina compensavo ogni problema. Ogni volta che usavo il cellulare mi sentivo in campo, ma la noia mi ha rovinato la vita“.

Fagioli ha poi parlato delle lacrime contro il Sassuolo: “In quel momento vedevo tutto nero, mi sembrava tutto negativo. Avevo sbagliato una palla e messo in difficoltà la squadra, ma l’errore più grave era dentro di me. Il gioco era diventato un incubo, non ero più padrone di me stesso. Mi sentivo soffocare e non riuscivo a venirne fuori, un vuoto del genere non distingue per classe sociale. Perché non ne ho parlato con nessuno? Per vergogna. Le scommesse erano diventato la mia vita, un’ossessione: mi sentivo capovolto. Ho perso il controllo di me stesso, giocavo e mi allenavo male“.

Quindi la luce in fondo al tunnel: “Quando la polizia è venuta a casa, io ero stato operato da due giorni, ho chiamato mia madre. In quel momento potevo scegliere se precipitare o rialzarmi e ho scelto di non nascondermi più. Io e Tonali non siamo due demoni e mi dispiace che alcuni giornali abbiano scritto questo. Io ho sbagliato, ma non ho truccato partite: ho fatto del male solo a me stesso. Sapevo che fosse illegale e che avrei perso tanti soldi, ma non potevo farne a meno“.

Ora penso che il gioco sia una cosa da sfigati e, anche se ogni tanto fa sentire il suo canto seducente, continuo a combatterlo e a dominarlo pensando a tutto il male che mi ha fatto – ha aggiunto Fagioli, ringraziando infine la Juventus per il sostegno – Rinnovandomi il contratto mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi anche il mister Allegri e i compagni mi hanno aiutato. Per evitare di ricascarci ho riempito le giornate dopo gli allenamenti con tennis, padel, sedute di analisi e incontri con i ragazzi nelle scuole“.

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