Il judo come insegnante di vita, un forte legame con la famiglia, la fede e nessuna scaramanzia: Odette Giuffrida vola a Parigi per vincere l’unica medaglia olimpica che le manca, la più ambita. L’atleta del gruppo sportivo Esercito si racconta in un’intervista esclusiva a Sportface.it a pochi mesi dalla sua terza partecipazione olimpica, che avrà un sapore diverso rispetto alle prime due perché “ogni Olimpiade ha la sua storia”. “La prima, Rio 2016, era l’Olimpiade di una ragazza che ha sfidato proprio l’impossibile: avevo 21 anni, nessuno avrebbe mai scommesso su di me, anche perché c’erano atlete veramente fortissime e io non avevo mai vinto medaglie ad un Europeo né a un Mondiale. Però io veramente ci credevo, mi ricordo che mi allenavo mattina e sera con il mio allenatore, anche il giorno di Natale, non esisteva un momento in cui la mia testa non fosse lì. La domenica di riposo andavo sul tatami, chiudevo gli occhi e mi immaginavo il momento esatto, con la mia famiglia sugli spalti, tutto quello che poi è realtà in modo incredibile ho vissuto perché sono riuscita a portare la mia famiglia lì. È mancato l’oro però la semifinale è stato proprio quel momento in cui ho vissuto quello che ho sempre immaginato: girarmi e vedere tutta la mia famiglia emozionata per me e orgogliosa e quindi aver ripagato loro e aver raggiunto qualcosa di veramente incredibile” spiega l’atleta classe 1994.
“Tokyo 2020 invece è stata una medaglia tutta tutta mia, che ho voluto veramente con tutto il cuore. Il mio allenatore subito dopo Rio ha deciso di smettere di allenare e dedicarsi alla sua famiglia, quindi mi sono ritrovata da sola ad allenarmi in giro per l’Italia e per il mondo in quei cinque anni. È stata una medaglia di bronzo e quindi sulla carta di un valore inferiore a quella di Rio, ma di un valore assolutamente molto più grande perché è stata tutta mia, nessuno aveva meriti: era solo mia e basta. È stata un’emozione fortissima, nonostante la pandemia, è stata molto significativa – prosegue Odette –.E adesso invece è l’Olimpiade della sfida più difficile, quella della sfida con me stessa. Anche se ho 29 anni, sembra che ne abbia 90 (ride, ndr) e quindi sfido i miei limiti, la mia testa, il mio corpo. Punto all’oro perché è il colore che mi manca, che più desidero in assoluto e che sarebbe la ciliegina sulla torta. Lo faccio veramente per me stessa, contro di me e per me: questa è la storia di questa ultima Olimpiade”.
FEDE E INSEGNAMENTI
La romana non si nasconde e non ha paura di dichiarare il suo obiettivo: “Sono molto credente, ho una fede veramente grande quindi tutto ciò che è scaramanzia non mi tocca proprio. Sono nelle mani del Signore, è lui che mi guida, io faccio tutto il possibile e tutti i giorni do tutta me stessa”. Nessuna scaramanzia e nessuna routine pre-gara: “Vado molto a giornata: a volte voglio sentire la musica e magari ho quella canzone che mi fa entrare in gara, mi carica oppure mi dà tranquillità. Ma non ne ho bisogno, ci sono anche gare in cui mi metto a scherzare, altre in cui sono più nel mio”. La determinazione di certo non le manca e le gare meno belle, come quella del primo Grand Slam dell’anno proprio a Parigi, la motivano ancora di più: “Quando mi succedono queste cose è proprio come se mi arrivasse, lo dico in romano, una “pizza in faccia”: mi sveglia, mi carica. Infatti, non avrei dovuto partecipare alla gara successiva, a Baku la settimana dopo, invece ho preso questa batosta e ho chiesto di iscrivermi al Grand Slam di Baku e ho chiuso seconda perché sono arrivata con una tale grinta. È per quello che dico che è una sfida per me stessa: non sono più una “pischelletta” e sto lottando con i miei limiti quindi tutto ciò che mi sfida, mi dà solo benzina. Cerco di imparare sempre dalle batoste e dalle sconfitte”.
L’obiettivo è scendere dal tatami soddisfatta di quanto fatto: “Io veramente ho zero pressioni esterne, purtroppo e per fortuna, sono io che mi metto le pressioni: sono io il mio limite più grande. Dall’esterno prendo solo forza, la forza della mia famiglia, dei miei amici e di tutti quelli che tifano per me. Non penso di dover dimostrare niente a nessuno, cerco sempre di rendermi orgogliosa– spiega Odette –. Infatti, le sconfitte che fanno più male sono quando non riesco ad esprimermi, non quando perdo perché mi fanno Ippon. Se do tutto e mi fanno Ippon, torno a casa e so su cosa lavorare. Le sconfitte che fanno più male sono quando non riesci ad esprimerti, quando non dai tutta te stessa e torni a casa dici: “Perché?”. Quelle sono brutte, quindi io ogni volta che vado in gara cerco solo di dare tutto e rendermi orgogliosa, indipendentemente poi dal risultato”. Non avere rimpianti anche in caso di sconfitta è fondamentale soprattutto quando si hanno pochi minuti di pauso prima di tornare sul tatami: “Mi è capitato a Tokyo di perdere una semifinale olimpica e dopo 10 minuti sono andata a combattere per il bronzo perché alle Olimpiadi c’è la fase eliminatoria, poi una pausa e poi semifinali e finali, mentre di solito facciamo fino alle semifinali e poi una pausa e le finali. È difficile però siamo allenati a questo. Poi dipende sempre da come perdi, è per quello che cerco sempre di rendermi orgogliosa”.
Bisogna resettare subito e liberare la mente per tornare sul tatami con la consueta decisione, specie in campo femminile perché “le donne ci mettono sempre più cattiveria. A me viene da pensare che noi donne siamo sempre state abituate a lottare quindi nessuno sport, che sia un’arte marziale o una lotta, è più giusta per noi donne. Siamo nate proprio per lottare, noi siamo pronte sempre a lottare per tutto”. Ma il judo non è solo battaglia e agonismo: “Quello che mi piace dire è che la mia vittoria più grande è la persona che mi ha fatto diventare questo sport, mi ha insegnato tanto. Nella prima lezione quando inizi a fare judo il maestro ti insegna come fare la caduta per non farti male e questo anche a livello “spirituale” è uno degli insegnamenti che mi ha dato: cadere e non farmi male, imparare a rialzarmi quando arrivano le sconfitte. E mi ha insegnato ad essere meno orgogliosa, meno testarda, ho un carattere molto difficile, sono iperattiva, ma adesso ho imparato a controllarmi. Sono tanti gli insegnamenti: il rispetto, sapere quando è il momento o non è il momento di fare una cosa. Devo veramente tanto a questo sport, anche per le emozioni che mi ha fatto vivere e che mi ha dato la possibilità di far vivere ai miei genitori e alla mia famiglia”.
IL TABU’ MONDIALE E GLI INIZI
Emozioni forti come quelle provate grazie al bronzo conquistato al Mondiale di Doha 2023 perché la rassegna iridata per Odette era un po’ stregata “per motivi personali perché avevo fatto una promessa importante a mia nonna prima che se ne andasse e quindi volevo talmente tanto vincere un Mondiale, anche più di un’Olimpiade, che era diventato un blocco: invece di voglia di vincere, era quasi paura di perdere di nuovo”. “Invece nell’ultimo Mondiale, nonostante io abbia perso contro un’atleta con cui vinco sempre (cerca nome) nell’incontro dei quarti, poi sono riuscita a riprendermi e vincere contro la campionessa olimpica in un incontro molto difficile, quindi sono riuscita a prendere la medaglia di bronzo ed è stata un’emozione veramente forte” racconta l’azzurra.
L’atleta dell’Esercito, che nel palmares vanta anche quattro medaglie continentali, ha fatto veramente molta strada da quando ha iniziato a praticare judo, quasi per caso: “Mio fratello faceva judo, le prime volte che lo andavo a vedere la maestra mi diceva: “Vieni provare anche te”. Avevo 5 anni e ho sempre detto di no. Ho iniziato a provare altri sport, ho fatto ginnastica ritmica, ho fatto anche addirittura il provino di danza classica, capendo che non era proprio per me. E poi vedendo sempre mio fratello felice e contendo raccontando quello che aveva fatto negli allenamenti, la sua felicità mi ha incuriosito e ho detto: “Anch’io voglio essere così felice, ora provo anch’io”. Ho provato, ho levato le scarpe e sono salita sul tatami: è stato proprio amore a prima vista, era difficile farmi scendere”.
VERSO PARIGI 2024
Quando non è sul tatami, invece, Odette ama passare il tempo libero con gli affetti o dedicarsi alla sua grande passione, viaggiare: “Se ho una giornata di riposo, scappo a vedere mio nipote che adesso ha quattro mesi, il mio cagnolino e sto un po’ con la famiglia, è la cosa che più mi fa stare bene. Se invece ho una settimana, viaggio. Vorrei vedere tutto, viaggiare ovunque zaino in spalla. Viaggio dopo Parigi? Capace che faccio il biglietto oggi per domani e parto: ho nella lista Australia, Bali, un bel po’ di mete da vedere”. Per ora dunque tutte le energie sono rivolte ai Giochi nella capitale francese, dove le piacerebbe andare a vedere una gara di “Vanessa Ferrari, mia collega dell’Esercito e mia grande amica, che è veramente una persona speciale. Non credo che avrò l’opportunità, ma spero di poterla andare a vedere. Sono una sua grande tifosa, proprio come persona, come atleta non ha bisogno di presentazioni. Ci troviamo molto, siamo molto simili: non ci piace stare al centro dell’attenzione, siamo un po’ timide, però siamo due che ridono, scherzano”.
Prima di arrivare alle Olimpiadi di Parigi c’è un grande appuntamento da affrontare, i Mondiali di Abu Dhabi (19-24 maggio) dove vuole continuare ad interrompere il tabù nelle rassegne iridate e “spero che arrivi un’altra medaglia importante, ovviamente punto a quella più bella”. L’evento nella capitale degli Emirati Arabi Uniti sarà anche l’occasione per incontrare alcune avversarie che saranno poi presenti anche ai Giochi, ma ce n’è una in particolare che l’azzurra vorrebbe sfidare: “Una ragazza francese (Amandine Buchard, ndr). Per il caso non riusciamo a scontrarci da molto tempo, è da molti anni che non combattiamo contro e quindi spero al Mondiale, visto che lei parteciperà di riuscire, di combatterci per sentirla un po’ e prepararmi poi magari ad un eventuale incontro olimpico”. Dopo i Mondiali spazio solamente agli allenamenti per preparare al meglio l’appuntamento olimpico, dove Odette Giuffrida di certo darà tutta sé stessa per conquistare quell’alloro tanto desiderato.