L’attaccante della Fiorentina, Lucas Beltran, è intervenuto ai microfoni di Sky Sport in seguito il pareggio in trasferta per 1-1 contro il Bruges nel ritorno della semifinale di Conference League che vale l’accesso alla finale di Atene. “Il rigore? Meno si pensa e meglio è, non bisogna rendersi troppo conto delle responsabilità che ci si porta addosso in quei momenti, ma isolarsi e fare del proprio meglio. Alla fine è andata bene e siamo riusciti ad andare in finale. Nico Gonzalez mi ha chiesto se mi sentivo sicuro di calciare, ho detto di sì e allora la decisione è stata facile“. Il Vikingo ha poi aggiunto: “Bisogna cercare sempre di sognare in grande, mantenendo obiettivi ambiziosi. Sono felice di essere in un club come la Fiorentina, con tifosi appassionati e un bellissimo centro sportivo così come la città. Batistuta? Abbiamo parlato di recente, per me è un onore portare questo numero sulla maglia della Fiorentina, per questo da parte mia cerco di essere il suo degno successore. Biraghi? Lo ascoltiamo molto, è il nostro leader e cerchiamo di crescere grazie a lui e ai suoi consigli, acquisendo più sicurezza a livello di gruppo“.
Anche Pietro Terracciano ha parlato nel post partita: “La parata nel finale è stata molto complicata, ho dovuto cambiare all’ultimo la direzione del tuffo. Sono contento perché la soddisfazione che ti danno questi interventi penso sia simile a quella di un gol. La seconda finale europea consecutiva è un orgoglio per tutti noi, adesso ci rituffiamo sul campionato anche per preparare al meglio l’appuntamento. Nei minuti di recupero è normale che l’attenzione si alzi, anche perché al minimo errore rischi di prendere gol. Sono orgoglioso di me stesso come calciatore e come persona, levarmi qualche sassolino dalle scarpe non serve a molto“. Il portiere dei viola ha poi aggiunto su Italiano: “Il mister è stato fondamentale, prima di conoscerlo ero un portiere diverso e ho capito che anche dopo i trent’anni si può migliorare, gli devo tanto. Abbiamo sbagliato qualche lettura in campo, ma non è questione di imprudenza ma di stile di gioco, lo stesso che portiamo avanti ormai da tre anni e che ci ha portato a questi risultati“.