Champions League

Borussia Dortmund underdog da sogno, a Wembley dopo 11 anni. Psg, la fortuna non si compra

Borussia Dortmund
Borussia Dortmund - Foto Philippe Lecoeur/FEP/Icon Sport/Sipa USA

Da underdog assoluta, sia per il percorso che per il campionato anonimo in Bundesliga, ma con merito per quanto fatto vedere contro il Psg nel doppio confronto: il Borussia Dortmund torna in finale di Champions League, lo fa dopo undici anni, da quella bruciante sconfitta con i rivali di sempre del Bayern Monaco. E come undici anni fa si giocherà a Wembley e Londra attende ancora la seconda finalista, potrebbero essere proprio i bavaresi per una clamorosa rivincita, potrebbe invece – come in molti pensano – essere il Real Madrid che a questo punto ha nelle mani una grossa occasione considerando il dislivello tecnico. Che in teoria, però, c’era anche tra i parigini e i gialloneri, ma che non si è visto nei 180′. Con cuore, dinamismo, voglia di attaccare e mai difendere, con degli automatismi che sono stati affinati in questi ultimi anni di guida Terzic, il BVB vince all’andata con l’acuto di Fullkrug, resiste nel primo tempo senza concedere granché ai parigini, la sblocca subito con Hummels, unico presente insieme a Marco Reus (e che storia sarebbe anche la sua, che andrà via a fine stagione) anche nella finale del 2013.

E poi deve anche appellarsi alla fortuna. Sette pali in due partite tra andata e ritorno sono un bottino di guerra pesantissimo per i parigini, tra errori clamorosi come quelli di Zaire-Emery e pezzi di bravura come quelli di Mbappé. Quattro legni oggi, tre sei giorni fa: l’imprecisione si paga e viene da dire che con i petroldollari si può comprare di tutto. La fortuna, però, non si può comprare: per tutto il resto c’è Mastercard, come spesso abbiamo sentito proprio nei jingle pubblicitari legati alla Champions. Mbappé stecca, non segna e non incide, andrà via a zero e non porterà nemmeno una Champions all’ambizioso Psg sempre più maledetto. E a fine stagione potrebbe salutare anche Luis Enrique, visto che la sintonia con l’ambiente, in fin dei conti, non c’è mai stata. Il progetto di ringiovanimento in corso, con un  chiaro cambio di filosofia, però non smetterà di esistere: dai colpi roboanti, dai Messi, a giocatori di minor appeal ma di maggior rendimento. Non in questi sei giorni, dove il mix di velocità, esperienza, tecnica, sana follia, sorride al BVB che ora può davvero voltare pagina dopo le due grandi delusioni degli ultimi dieci anni abbondanti: la finale persa nel 2013, il titolo perso lo scorso anno in quella maniera atroce. E se non sarà contro il Bayer, vorrà dire che il tentativo di rivincita sarà contro il Real.

SportFace