Gli atleti si prendono la scena, nel bene e nel male, ma non lavorano da soli e proprio il rapporto con l’allenatore può rappresentare una svolta nella carriera. È il caso di Zane Weir, pesista azzurro di origine sudafricana, che si è affidato totalmente a Paolo Dal Soglio, conosciuto nel novembre 2019. “Ho un rapporto davvero speciale con il mio allenatore, dal ragazzo che ero sotto la sua guida sono diventato un uomo e cosi è cresciuto anche il nostro legame. Per me è stato un padre, più di un semplice allenatore”. “Senza di lui non sarei l’atleta che sono diventato oggi in questo sport. Ha la mente tecnica migliore per questo sport e sono stato davvero fortunato ad averlo incontrato. Il suo aiuto e la sua dedizione verso di me sono stati fondamentali per la mia crescita personale come atleta” racconta Zane, raggiunto in esclusiva da Sportface.it.
Proprio l’incontro con Dal Soglio ha portato Zane a trasferirsi in Italia, nel 2020: “È stato senza dubbio l’evento che mi ha cambiato di più, l’esperienza più impegnativa ma allo stesso tempo gratificante che io potessi fare. Mi ha dato delle opportunità che mai avrei pensato di avere quando ho iniziato questo sport”. “Guarderò indietro pensando alla persona che sono diventato grazie a questo sport e sarò grato per l’uomo che mi ha richiesto di essere, per tutta la gioia che ho provato, ho sperimentato il doppio del dolore. Penso che molte persone guardino solo il mio successo nello sport presupponendo che io abbia una vita facile e piacevole mentre la mia esperienza è fatta di solitudine e disciplina. Il mondo dello sport ad alto livello ti mette alla prova sotto molti aspetti. La parte più importante di questa esperienza è stata l’opportunità di vivere la cultura italiana, il bellissimo paese in cui è cresciuto mio nonno (Mario, triestino, ndr) e il luogo che ha plasmato il più grande appassionato di sport che io abbia mai conosciuto. Nei momenti difficili, spesso immagino l’orgoglio che proverebbe se fosse ancora vivo e questo mi motiva sempre”.
Vivere in un altro Paese non è facile, anche per via della lontananza dalla famiglia: “A causa della lontananza da casa per il mio lavoro trascorro solo 6 settimane circa all’anno con la mia famiglia e cerco di sfruttare al massimo questo tempo”. Nel tempo libero tra un allenamento e l’altro, invece, a Zano piace molto “leggere, ascoltare la musica e aumentare le mie conoscenze in ambiti della vita che possono migliorare il mio modo di vivere. Il mio obiettivo in questa vita è di vivere bene, essere gentile e vivere il più a lungo possibile per restituire attivamente alle persone che amo”.
In Italia Zane ha trovato anche una sana rivalità, quella con l’azzurro Leonardo Fabbri: “Come compagno di allenamento è importante avere una persona come Leo. Questo sport è individuale ma siamo riusciti a creare un grande team, questo detto secondo me ci rappresenta molto: “Un’alta marea solleva tutte le barche”. Ogni giorno ci sproniamo a vicenda e forse questo è il motivo che ci fa crescere di più sia come persone che nello sport”. Una rivalità in pedana che sta regalando sempre più soddisfazioni all’Italia, che spera di vedere un duello in pedana anche ai prossimi Europei, in programma nella Capitale dal 7 al 12 giugno. “È un anno incredibile per quanto riguarda le competizioni internazionali e per questo durante i momenti difficili siamo motivati lo stesso a dare il massimo – spiega l’atleta delle Fiamme Gialle -. Penso che l’emozione di avere i Campionati Europei a Roma ci dia la capacità di superare i nostri limiti abituali. Sto imparando a dare priorità ai momenti più significativi piuttosto che alle mie performance in gara e i campionati europei a Roma mi danno l’opportunità di essere parte di qualcosa di davvero significativo. Mi piacerebbe che la mia gara a Roma potesse diventare un ringraziamento al pubblico italiano, il supporto ricevuto mi ha cambiato la vita e ad ogni occasione io cercherò di dare il meglio per mostrare la mia gratitudine”.
Zano, come viene soprannominato (“mi piace molto, penso sia più facile da pronunciare per gli italiani ed è molto simile al mio nome su Instagram che è zano777”), non ha obiettivi particolari in termini di misura. “Non ho interesse ad ottenere record se non per vedere la versione migliore di me stesso – racconta –. Ci sono molti modi di misurare il successo e io sto usando lo sport per essere una persona migliore. Sono interessato maggiormente a essere una persona gentile, comprensiva piuttosto che raggiungere una distanza particolare quando lancio. Il mondo non ha bisogno di record mondiali ma di persone gentili. Senza dubbio c’è soddisfazione nel lanciare lontano ma solo se fatto con il giusto spirito”. Nessun pensiero fisso sulla misura da raggiungere dunque, ma solo voglia di esprimersi al meglio: “Quando entro nel cerchio cerco di essere efficiente con tutta l’energia che ho. C’è una bellissima sensazione di libertà quando esegui un lancio tecnicamente efficiente. È una vera droga per me, cerco sempre i momenti di libertà per celebrare le capacità del mio corpo e allo stesso tempo sono curioso di capire cosa posso ottenere quando sono felice e sano”.
L’aspetto psicologico è fondamentale in uno sport in cui ci si gioca tutto in pochi lanci, intervallati da pause non sempre facili da gestire. “Cerco sempre di mantenere la mente libera dal flusso energetico della gara. Gli sport tecnici richiedono una competenza mentale di indipendenza verso gli altri atleti. Conservare l’energia mentale e fisica è davvero importante durante la competizione e quindi non puoi essere su una montagna russa emotiva. Durante una gara è molto importante sfruttare l’energia che ci offre la stessa a proprio vantaggio”. L’azzurro classe 1995 preferisce concentrarsi sulla propria gara, senza guardare l’andamento della classifica: “Io vedo i miei avversari come artisti, voglio collaborare con loro e non competere. Non voglio batterli solo per poter dire che sono meglio di loro. Voglio che il miglior artista vinca e che la competizione porti gioia a coloro che la guardano. Amo dimostrare che l’impossibile può essere realizzato ma questo non ha nulla a che fare con gli altri, è solo una questione personale”.
Per dare il massimo serve anche consapevolezza nei propri mezzi, motivo per cui Zano non è affatto scaramantico: “Non ho rituali superstiziosi, per quanto mi riguardano sono una forma di paura. Se credi di lanciare lontano perché indossi i calzini fortunati non hai abbastanza fiducia nelle tue capacità”. “Penso che la mia forza sia una combinazione di abilità fisica e mentale, ho una grande curiosità per quanto riguarda il mio potenziale che trasforma il duro lavoro in gioco e le sfide in opportunità da sfruttare – spiega Zane –. Non so ancora padroneggiare la mia forza ma sto lavorando per migliorare. Lo sport è come un microcosmo della vita e se riesci a padroneggiare i principi dello sport, riuscirai a padroneggiare anche la vita”. D’altro canto, anche l’ambiente che circonda l’atleta può influenzare le sue prestazioni e proprio per questo Zano vorrebbe creare attorno a sé “un ambiente più confortevole. Ho sottovalutato che avere attorno delle persone che mi supportano ha un impatto sul sistema nervoso degli atleti e quindi sulle prestazioni. Se riesco ad aumentare il tempo che trascorro in luoghi dove sono apprezzato e sostenuto per ciò che sono, penso di poter aumentare le mie possibilità di successo personale”.
La serenità è fondamentale per riuscire ad esprimersi al meglio in pedana, soprattutto se i arrivano risultati importanti e con essi le aspettative aumentano. Proprio la pressione è uno degli aspetti che per Zane renderà diversa l’Olimpiade di Parigi 2024 rispetto a quella dell’esordio di Tokyo 2020. “Qualificarmi alle Olimpiadi di Tokyo è stato il momento più piacevole della mia vita, forse più emozionante del quinto posto in finale – racconta il pesista azzurro –. Nessuno mi dava la speranza di arrivare in finale ed è lì che ho ottenuto il mio record personale, che mi ha garantito la qualificazione automatica, proprio nella competizione più importante della mia vita. Non c’era pressione in quella competizione e ho realizzato un sogno che avevo nel cuore fin da quando ero bambino. Le mie emozioni erano ancora pure e non contaminate da aspettative esterne. Ero giovane, stavo vivendo il mio sogno in pace rendendo orgogliosa la mia famiglia e i miei amici. La mia vita è cambiata dopo quel momento e le aspettative su di me come atleta professionista sono cambiate, proprio in quel momento sono passato da essere atleta dilettante a professionista”.
D’altro canto, Parigi 2024 sarà per Zane la prima Olimpiade “normale”, in cui tornerà ad esserci un pubblico numeroso dopo gli spalti deserti visti a Tokyo 2020 durante la pandemia. “Penso che la differenza più grande sarà quella. La mia famiglia sarà presente a sostenermi e per me sarà probabilmente il momento più importante della mia carriera. Ho avuto alcuni dei migliori lanci quando le persone che amo di più non erano presenti, quindi sapere che la mia famiglia sarà lì a guardare sarà la parte più emozionante delle Olimpiadi per me”.
Le Olimpiadi saranno un’occasione anche per seguire da vicino altre gare. “Mi piacerebbe vedere un po’ di judo, amo il modo in cui questo sport unisce la tecnica delle posizioni e la forza del corpo per manipolare l’equilibrio. Sarebbe uno sport davvero speciale da vedere” spiega Zane, che a Parigi spera anche di incontrare qualcuno che, come lui, ha storie da raccontare di ostacoli superati. “Sono sempre in cerca di ispirazioni e non c’è niente che mi faccia sentire più ispirato di sentire storie di altri atleti che hanno superato grandi difficoltà con il duro lavoro e un’attitudine umile” dice Zane, che sottolinea come “la dimostrazione della tenacia dello spirito umano è una delle cose che si può maggiormente osservare alle Olimpiadi e sono eventi come questi che ci danno l’opportunità di dimenticare le sofferenze nel mondo e goderci la bellezza di essere vivi”.