L’urlo di gioia verso il suo staff dopo la semifinale vinta ieri contro Navone, il sorriso e le mani sul volto di oggi al termine della finale conquistata ai danni di Roberto Carballes Baena. In queste due reazioni c’è il Matteo Berrettini che non vedevamo l’ora di riabbracciare dopo mesi di buio. Il tutto avviene a Marrakech, dove il tennista romano si prende l’ottavo titolo della sua carriera, il quarto sulla terra battuta. Ciò che impressiona maggiormente è senz’altro l’essere riuscito a prendersi questa soddisfazione in quello che era solamente il terzo torneo disputato dopo uno stop di più di sei mesi. Ed è vero, Matteo nel corso degli anni ci aveva abituato bene, con rientri spesso e volentieri vincenti dopo gli innumerevoli problemi fisici. Ma quest’ultimo periodo è stato diverso: perché forse per la pima volta, insieme al problema di natura fisica, Matteo ha dovuto combattere anche contro la sua testa. Lo ha anche ammesso nella chiacchierata fatta con i giornalisti poche settimane prima del suo rientro. Se le altre volte aveva affrontato la riabilitazione con tutta la determinazione necessaria sin dal primo giorno, questa volta ha impiegato più tempo.
E ha fatto bene Matteo. Si è preso tutto il tempo necessario, ha più volte posticipato il suo rientro in campo anche quando aumentavano sempre più i mugugni da parte di appassionati e non sul suo futuro. Ha ritrovato salute e determinazione, così non è un caso che i primi exit poll di questo rientro siano più che positivi: nove vittorie e due sconfitte nelle undici partite fin qui giocate in queste settimane; una finale challenger 175 e una vittoria ATP 250. In questa settimana in Marocco, pur con una condizione che per forza di cose non può essere ancora al 100%, si sono rivisti i tratti distintivi di quel Berrettini che ci ha fatto sognare in passato: la potenza del dritto, il servizio che lo aiuta quando serve, la grinta che gli permette di soffrire anche quando le forze sembrano venire meno e quell’innata capacità di giocare al meglio i punti decisivi. La dimostrazione l’abbiamo avuta anche oggi in finale, con un Carballes che dopo essere sceso in campo mostrando un alto livello di competitività è lentamente uscito dal match, demoralizzato dopo le tante chances annullate dal nostro portacolori.
Sorride Matteo, sorride anche il ranking che torna a essere quello di un top-85. Step magari piccolo per un tennista che è rimasto più di due anni stabilmente in top-10, ma l’approccio in questo ennesimo ‘comeback’ non può che essere graduale, anche perché – salute permettendo – i punti che non sono stati fatti lo scorso anno perché infortunato quest’anno evidentemente non saranno da difendere. Di conseguenza il margine per crescere e tornare a ben altre posizioni è enorme. Intanto, dopo questa settimana di fatiche sul rosso di Marrakech, ora si vola a Monte-Carlo, nel torneo un po’ di casa per Berrettini, che vive e si allena nel Principato ormai da anni. Lo scorso anno lì gioco il suo unico evento sul rosso, vincendo due ottime partite prima di essere fermato ancora dai muscoli addominali. Ad attenderlo, martedì, ci sarà un Kecmanovic di certo non nel miglior momento della carriera. Vedremo quanta benzina avrà ancora nel serbatoio l’azzurro per il match contro il serbo, ma interessa fino a un certo punto: Matteo Berrettini è tornato a sorridere e se lo merita. Ma, come da sue parole quest’oggi, questo è solo l’inizio.