Rio 2016

Rio 2016, Pelè: “Sogno di essere l’ultimo tedoforo”

Pelè - Foto di Fabio Rodrigues Pozzebom/ABr - CC BY 3.0 br

In un’intervista rilasciata al network statunitense Nbc in occasione della presentazione a New York del film ‘Pele’-la nascita di una leggenda’, in cui si racconta la storia di O’Rey da quando era bambino fino all’esplosione ai Mondiali di Svezia 1958, l’ex fuoriclasse brasiliano ha sorpreso e non poco con alcune sue dichiarazioni. Un grande desiderio, quello di essere scelto per fare l’ultimo tedoforo nella cerimonia di apertura dell’Olimpiade di Rio, il prossimo 5 agosto, e quindi avere l’onore di accendere nel Maracanà il tripode con la fiamma olimpica.

“Io sarei felice, diciamo anzi strafelice se questo succedesse – ha confessato Pelé -. Sarebbe un regalo meraviglioso di Dio se le mie condizioni di salute mi permetteranno di essere li’ quel giorno. Desidero ogni fortuna per il mio Brasile”. Un solo grande rimpianto in ambito calcistico, quello di non aver mai preso parte a un’Olimpiade:“Non ho mai giocato in un’Olimpiade e il Brasile non ha mai vinto la medaglia d’oro nel calcio. Io sono un tipo molto emotivo, piango facilmente, e uno dei motivi di quelle mie lacrime a Copenaghen e’ stato che in quei momenti ho ripensato al fatto di non aver mai preso parte ai Giochi”. Ma data la crisi economica e politica del Brasile, che Olimpiade sarà quella di Rio? “Aiuterebbe molto se la Selecao vincesse l’oro nel calcio – ha risposto Pelè -, ma ora la cosa più importante è’ che la situazione politica non e’ affatto buona e manca poco all’inizio dei Giochi. La cosa essenziale e’ che l’organizzazione sia buona e che il Brasile come paese faccia bella figura”. Infine una rivelazione sul suo passato da giocatore: “In alcuni momenti sono stato vicino a lasciare il Brasile per trasferirmi in Europa. Sarei potuto andare al Real Madrid, in Spagna, oppure al Napoli, in Italia”. “Ci furono anche altri interessamenti da parte di top club europei quali Manchester United e Juventus – ha inoltre replicato -, ma alla fine ho reputato corretto continuare la mia carriera in Brasile. Rimpianti? Non ne ho. Militavo nel Santos, all’epoca una delle compagini più forti al mondo”. 

SportFace