“Era impensabile che il Tour de France non fosse mai partito dall’Italia”. Lo ha detto il direttore generale della più celebre corsa a tappe, Christian Prudhomme nel corso della conferenza stampa in Palazzo Vecchio, a 100 giorni dalla Grand Départ di Firenze. Un’idea balenata per la prima volta “dopo la vittoria di Vincenzo Nibali” nel 2014, ma non solo per un aspetto “sportivo”. “Più che in altri sport nel ciclismo conta la scenografia, la visione d’eccellenza è quella dall’alto presa dall’elicottero. È importante la performance dei corridori ma lo sono altrettanto i paesaggi – ha aggiunto -. Ero venuto a Firenze come turista ancora prima di immaginare da qui la partenza del Tour ed è un museo a cielo aperto. Attraverseremo l’Emilia Romagna, l’Adriatico per poi andare verso il Piemonte, tutti paesaggi mozzafiato. Del resto il Tour si nutre di bellezza e l’Italia, come la Francia, è un Paese magnifico”.
Per quanto riguarda il momento difficile del ciclismo italiano, ha aggiunto, “avete avuto grandi campioni e fa male che non ci sia una equipe italiana di prima fascia. Non ho la bacchetta magica per risolvere i problemi, ma se questa può essere un’occasione per rilanciare il vostro ciclismo, sarò contento. Dobbiamo espanderci in altri Paesi, però importante che quelli di lunga tradizione come Italia, Paesi Bassi e Belgio abbiano grandi campioni in casa propria”. “Il mio sogno – ha quindi concluso Prudhomme – è comunque un rilancio del ciclismo tra le nuove generazioni. Il Tour può rappresentare una locomotiva non solo per creare dei campioni ma anche per lanciare la bici come mezzo di trasporto quotidiano. La bici non è mai stata così alla moda negli ultimi 100 anni, eppure molti bambini non sanno ancora andarci”.