L’attesa è quasi finita: finalmente Matteo Berrettini è pronto a tornare in campo. Fermo dalla scorso US Open per infortunio, l’azzurro non ha voluto affrettare il ritorno in campo, sia per assicurarsi di aver recuperato al 100% sia per beneficiare del ranking protetto ed evitare di dover ripartire dai Challenger. Eppure proprio in un Challenger tornerà in campo il finalista di Wimbledon, anche se il torneo di Phoenix di Challenger ha solamente il nome. Basti pensare che sono presenti ben dieci top 50 (oltre a un certo Andy Murray) e il cut off è al numero 69. Berrettini è stato omaggiato di una wild card dagli organizzatori e potrà mettersi il passato alle spalle.
Oltre a star bene fisicamente, l’altro obiettivo di Matteo dovrà essere quello di ricostruirsi la classifica. Perché in questo lungo periodo lontano dai campi il ranking è peggiorato notevolmente: dopo l’uscita dalla top 100, questa settimana Berrettini è scivolato addirittura fuori dai primi 150 del mondo, una posizione occupata l’ultima volta nel lontano 2017. Sicuramente non corrisponde al reale valore del romano, che sarà però chiamato a dimostrare sul campo di poter tornare quello di una volta, o almeno di riavvicinarcisi. In questi mesi l’azzurro ha lavorato duramente con il suo nuovo allenatore, Francisco Roig, e c’è grande curiosità di rivederlo in azione.
Senza nulla togliere al torneo di Phoenix, in cui Matteo romperà il ghiaccio, sicuramente c’è più attesa per il Masters 1000 di Miami, in programma la settimana seguente, in cui Berrettini tornerà a misurarsi con tutti i migliori giocatori sul circuito. Fino a qualche anno fa l’azzurro era molto competitivo anche se – incredibile a dirsi – non ha mai vinto un torneo sul veloce. La speranza è che, seppur prendendosi il tempo necessario, torni ad esserlo, perché il tennis (italiano e non) ha bisogno di Matteo Berrettini.