Champions League

Calzona e Xavi, sfida tra due traghettatori agli ottavi: Napoli e Barcellona con l’ancora Champions

Xavi
Xavi, Barcellona - Foto Sergio Ruiz / pressinphoto / Sipa USA

Una rifinitura per preparare un ottavo di Champions League studiato da un allenatore esonerato due giorni prima. Per Francesco Calzona, Ct della Slovacchia e traghettatore del Napoli, la gara di andata contro il Barcellona al ‘Maradona’, a prescindere dal risultato, finisce dritta nell’album dei ricordi. Troppo poco tempo per imporre principi e meccanismi, ma abbastanza per fissare alcune linee guida. Calzona non firma per un pareggio, chiede coraggio e determinazione, senza scusanti e alibi. È la sintesi della conferenza stampa del tecnico al fianco di Giovanni Di Lorenzo, che in aggiunta ha chiesto ai compagni quella spensieratezza mancata dal post Spalletti. La stessa spensieratezza che spesso e volentieri, in questa stagione, è stata assente anche nelle partite del Barcellona di Xavi, altro allenatore a tempo, in questo caso per sua scelta. L’allenatore blaugrana ha annunciato ad inizio anno di volersi dimettere a giugno, anche nell’eventualità di una vittoria della Champions League. Al momento Laporta e Deco non sembrano avere né le idee chiare per il futuro della panchina, né la fretta di decidere. Roberto De Zerbi è il favorito, con i suoi agenti, Edmundo Kabchi e Edoardo Crnjar avvistati nel quartier generale del Barcellona ufficialmente per parlare di Ronald Araujo. Sullo sfondo anche i nomi di Alguacil e Flick. Il presente però dice Xavi, che non nasconde di aver annunciato in anticipo l’addio anche per dare una scossa allo spogliatoio e mettere tutta la rosa sotto esame. “Credo che il mio annuncio di non proseguire sia stato utile, la squadra è diventata più unita”, le sue parole.

Sono dieci i punti raccolti nelle ultime quattro partite di campionato, ma i numeri rimangono preoccupanti. Il Barcellona ha la peggior difesa della prima metà di classifica con 34 reti incassate, dieci delle quali nei cinque ultimi impegni. Le note in comune, insomma, sono tante per le due squadre detentrici del titolo in Liga e in Serie A. La Champions League è l’ultima ancora di salvezza per una stagione che fin qui è da dimenticare e che tra pochi mesi si chiuderà con la fase delle riflessioni in panchina. In comune c’è anche il modulo: 4-3-3. Meret tra i pali. Poi Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera. A centrocampo tocca ad Anguissa, Lobotka, Cajuste a supporto di Politano e Kvaratskhelia, che agiranno ai lati di un ritrovato Osimhen. “Si è allenato con la squadra – ha ammesso Calzona -. Non è stata una seduta lunghissima, ha lavorato a pieno ritmo e sarà valutato come tutti gli altri dopo l’ultimo allenamento“. Un pericolo in più per un Barcellona che schiera in difesa Koundé, Araujo, Inigo Martínez e Cancelo. Dopo le polemiche della vigilia in conferenza stampa De Jong prenota una maglia da titolare in compagnia di Christensen e Gundogan. Pochi dubbi e scelte obbligate in attacco. Ferran Torres è indisponibile, Joao Felix non è al meglio. Spazio a Yamal, Lewandowski e Pedri. Quest’ultimo pochi giorni fa ha ammesso: “Fuori casa stiamo facendo molto bene, subiamo meno gol”. L’anno scorso la squadra blaugrana chiuse la stagione con appena 4 reti subite in campionato tra le mura amiche. Oggi il Barça, alla venticinquesima giornata, è stata bucata diciannove volte tra le mura amiche del freddo Montjuïc. Il Napoli dal canto suo per rendimento casalingo è tredicesimo in Serie A, con soli 17 gol fatti e 16 subiti. Un’altra nota in comune in un ottavo di finale che le due tifoserie immaginavano inserito in un contesto ben diverso.

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