E’ un’Inter pazza e fortunata quella che trova una vittoria che sulla carta era obbligata prima di scendere in campo ma per come la partita si era evoluta era diventata quasi insperata. E nella calza della Befana niente carbone, ma tre punti che valgono il titolo di campione d’inverno (che due volte su tre vuol dire scudetto, ma che nel 2021/2022 per i nerazzurri valse solo il secondo posto, viceversa nel 2020/2021 il tricolore arrivò ma senza riconoscimento virtuale di metà stagione) e soprattutto tante, tante polemiche, decisamente fondate, da parte del Verona e dai tifosi neutrali.
Un successo tutto tranne che limpido, a cominciare dal gioco, che già da alcune partite latita, e col Genoa è arrivato anche lo scivolone, così come col Bologna in Coppa, mentre col Lecce, in una partita simile a quella di oggi, si era comunque vinto per inerzia. Oggi serve un errore di Montipò in un’azione viziata da un possibile fallo di Bastoni, che partecipa peraltro colpendo una traversa, a regalare i tre punti sul tap-in di Frattesi, criticato per qualche passaggio a vuoto e per riscaldare la panchina come giocata più ricorrente in nerazzurro: è 2-1 al 95′, l’Hellas che perde la testa, ma che crea una nuova opportunità. Stavolta il Var interviene: incredibile rigore al minuto cento. Henry, che aveva segnato il gol del pari in risposta a Lautaro Martinez, tornato a timbrare una volta tornato dall’infortunio, stavolta tradisce gli scaligeri sparando sul palo un pallone pesantissimo. Ed è gioia del popolo nerazzurro, che però sa come questa vittoria, forse per la prima volta in stagione, sia frutto del caso, di un Var non troppo sveglio, della fortuna e degli errori degli avversari, ben guidati da Baroni e capaci di abbattere l’enorme dislivello. Se il Verona è questo, al di là di nervosismo ed errori arbitrali, con un po’ di precisione e convinzione la salvezza è assolutamente alla portata, a patto di non sventrare ulteriormente la rosa in sede di mercato.
Emerge un problema stanchezza per Inzaghi, emerge soprattutto una difficoltà di Arnautovic a imporsi (quasi tragicomico oggi il suo ingresso in campo), mentre Sanchez praticamente non ha combinato nulla e ha contribuito con Barella a sbagliare un gol due contro zero senza portiere. E’ davanti che la squadra soffre: Lautaro non può far tutto, Thuram sta vivendo un momento meno brillante, i due panchinari, quando disponibili, non si inseriscono bene, e allora per confermare il titolo di campione d’inverno e convertirlo in seconda stella, forse, ci vorrebbe un altro colpo lì davanti.