Due settimane da Dio per il Genoa. Dopo aver fermato la Juventus, consentendo all’Inter di portarsi a +4 in ottica scudetto, adesso il Grifone fa lo stesso con la capolista, impone un 1-1 meritatissimo e domani i bianconeri di conseguenza potranno riportarsi a -2. A Marassi una partita ricca di intensità, con poche occasioni e la maggior parte di queste nate da sviluppo di piazzati con la fisicità che è uno dei punti di forza di entrambe, anche se poi la squadra di Gilardino ha un Gudmundsson sempre eccezionale, mentre la qualità è mancata un po’ agli ospiti, orfani ancora di Lautaro e Dimarco, e apparsi un po’ imballati come già col Lecce oltre che col Bologna in Coppa Italia. Difficile parlare di campanelli d’allarme, ma è chiaro come in questa fase del campionato e senza la sosta di mezzo servirà stringere i denti per evitare di perdere punti preziosi come quelli contro la neopromossa che per classifica (20 punti) e gioco certo non può essere considerata tale. Inzaghi riflette e manca la chance di laurearsi campione d’inverno con un turno di anticipo, e soprattutto di poter raggiungere quota 50 punti (al massimo saranno 48), sarebbe stato un segnale importante perché chi ha superato quella soglia, ci sono riuscite in cinque, ha poi sempre vinto lo scudetto.
Ritmi impressionanti al Ferraris fin dal primo minuto, ci pensano però i tifosi di casa a costringere Doveri a interrompere il gioco, che resterà fermo peraltro per ben sette minuti: i fumogeni lanciati dal festante pubblico del Grifone provoca scarsa visibilità, non tanto in campo ma piuttosto per le telecamere di cui si serve il Var. Si riparte e le due squadre spingono ancora tanto: i ragazzi di Gilardino riescono in più di un’occasione a rendersi pericolosi e soprattutto assottigliano le differenze che dovrebbero intercorrere tra una neopromossa e la capolista incontrastata di questo campionato. A sbloccarla, comunque, è la corazzata di Inzaghi: palla spiovente, Bisseck spinge Strootman ma per Doveri e Var tutto regolare (e ci saranno polemiche, negli occhi c’è Verona-Lazio), quindi il tiro di Barella, Martinez che non la tiene e il tap-in vincente di Arnautovic. Solita Inter, soliti minuti caldi, quelli che precedono l’intervallo: in sette delle ultime partite, i nerazzurri sono passati in vantaggio tra il 37′ e il 44′. Stavolta, però, c’è anche il gol subito prima dell’intervallo: Dragusin svetta su evoluzione da angolo, Sommer non è perfetto e crolla il record di nessun gol subito di testa e da angolo. Niente rete inviolata e nel secondo tempo c’è da lottare per vincere su un campo complicatissimo in cui il Grifone ha fatto pochissimi sconti. Minuto dopo minuto, tra giocate di Gudmundsson e piazzati conquistati, i liguri sono sempre più in controllo e soltanto nel finale si schiacciano: Inzaghi ci prova dalla panchina, inserendo i vari Dumfries, Sanchez e Frattesi per provare a vincere, ma i nuovi ingressi combinano ben poco e la gestione di Badelj e compagni è di una lucidità incredibile e l’1-1 non si schioda dal tabellone.