Calcio estero

Tra Superlega e nuovi format, c’è un Mondiale: Diniz e Guardiola, il trofeo in palio tra idee opposte

Pep Guardiola
Pep Guardiola, Manchester City - Foto LiveMedia/Nigel Keene/DPPI

Prove di normalità in un calcio che non ha più certezze. All’indomani della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul contrasto degli statuti Uefa e Fifa col diritto comunitario della concorrenza, il Mondiale per club si appresta a vivere l’ultima finale del formato approvato nel 2008. L’atto conclusivo tra Manchester City contro Fluminense va in scena a Gedda, in Arabia Saudita, stasera alle 19:00. E probabilmente non poteva esserci spot migliore per un calcio che cerca certezze a cui aggrapparsi. Allo Stadio Re Abd Allahtra, i riflettori sono puntati sul confronto tattico tra Diniz e Guardiola. Gli opposti, come ha tenuto a precisare il tecnico brasiliano, campione di Libertadores: “Il modo in cui a Pep piace avere il possesso palla è l’opposto del mio. Il suo stile è posizionale, il mio è anti-posizionale”. Densità in zona palla è l’ordine chiave del Fluminense che sfida i Citizens con una squadra di veterani. Su tutti Marcelo che di Diniz ha detto: “Tira fuori il meglio da ogni giocatore. Non ho mai giocato così liberamente come qui. Mi ha fatto sentire nuovamente il desiderio”. Occhi puntati sul portiere Fabio, che a 43 anni diventerà il giocatore più anziano a partecipare alla finale. Sarà invece Felipe Melo, 40 anni, a scippare il record di giocatore di movimento più anziano a Paolo Maldini, che ne aveva 39 in Milan-Boca Juniors in Giappone nel 2007. Senza poi dimenticare il centravanti Cano che a 35 anni si ritrova con 40 gol segnati in un anno. Di fronte c’è un City che ha voglia di regalarsi il terzo titolo internazionale in un 2023 magico dopo la vittoria di Champions League e Supercoppa Europea. Le squadre europee sono imbattute da 21 partite della Coppa del Mondo per club, a partire dal 2012, e la squadra di Guardiola non vuole passi falsi. Lo scontro tra filosofie è una motivazione in più per gli inglesi, che hanno bisogno di un trofeo per risollevare il morale dopo un mese tutt’altro che agevole in Premier. E in palio c’è anche un primato speciale per Pep, che può diventare il primo allenatore a vincere quattro Coppe del mondo per club (attualmente condivide il record con Carlo Ancelotti). Dal prossimo anno poi cambierà tutto, con il nuovo format a 32 squadre che vede il City già dentro per via della vittoria della Champions. Uno scontro tra filosofie chiude un’era nel momento di massima incertezza del calcio.

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