Paolo Maldini torna a parlare in un’intervista a Repubblica. A quasi sei mesi di distanza dall’addio al Milan, la leggenda rossonera ne ha per tutti. Da Gerry Cardinale (“Voleva che vincessi la Champions, ma aveva già deciso di mandarmi via”) fino a Scaroni (“In prima fila per lo scudetto, ma lo vedevo spesso lasciare lo stadio in anticipo quando le cose non andavano bene”). Secondo Maldini “ci sono persone che sono di passaggio in istituzioni come il Milan, nel mondo dei club di calcio di profilo internazionale, e che non hanno un reale rispetto della sua identità e della sua storia – spiega a Repubblica -. Spesso sono manager che vengono a lavorare in un grande club di grande prestigio e popolarità anche per migliorare il proprio curriculum e poi andare da un’altra parte. Per contro, invece, ci sono persone che hanno a cuore tutte queste cose, molto più a lungo termine e molto più legate agli ideali che il club, nel corso della sua storia, ha insegnato a tanti, sul campo e fuori. Io credo che bisognerebbe tenersi stretto chi è portatore di ideali e orienta il proprio lavoro per salvaguardarne valori e identità”.
E offre la sua versione sull’allontanamento in estate: “È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Anche da un punto di vista formale. Infatti, se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti. Tuttavia essere accusato di non avere voluto condividere non lo trovo affatto giusto”. E su Pioli: “Va ringraziato, ma dargli compiti che esulano dai suoi lo renderà sempre più solo”. Un accenno anche al tema nuovo stadio: “Lottavo per un impianto più grande, è stato un motivo di scontro”, aggiunge Maldini che chiude con un messaggio forte: “L’ho detto quel giorno stesso, prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan”.