Max Verstappen non si ferma più. Anche in Messico, seppur con modalità diverse e meno dominio rispetto ad altre gare, si impone e stavolta fa segnare un nuovo record, battendo il proprio fatto registrare lo scorso anno, quello di vittorie in una singola annata, ora 16. E poi, sono 51 in carriera in Formula 1, eguaglia Prost ed è ora il quarto di sempre alle spalle di Verstappen, che potrebbe già riacciuffare in questa stagione, e degli – per ora – inarrivabili, ma solo per i numeri, Schumacher e Hamilton. Sulla pista dedicata ai fratelli Rodriguez l’olandese, partito terzo, si ritrova in testa già alla prima curva, poi è aiutato da una bandiera rossa che azzera qualsiasi tipo di strategia e che dopo la ripartenza consente al tre volte campione di giocarsela a gomme pari e con una macchina dieci volte più prestazionale di tutte le altre. Avrebbe vinto lo stesso, ma col brivido delle due soste contro una dei competitor, invece finisce in modalità dominio e zero inquadrature.
Alle sue spalle c’è un eccezionale Lewis Hamilton, che partiva dalla terza fila, il suo piazzamento peggiore in griglia qui, e giunge secondo, sverniciando più volte le due Ferrari, specie Sainz che non trova mai ritmo, e soprattutto gestendo, quasi sussurrandole, la gomma media nel finale, senza un minimo di degrado e con il clamoroso giro veloce fatto segnare in extremis. Un punticino che conta tanto per il morale di una Mercedes che invece fa i conti con una nuova gara anonima di George Russell, sesto: sono infatti 27 i punti in saccoccia così, gli stessi totalizzati da una Ferrari che, per forza di cose, deve probabilmente guardare al bicchiere mezzo vuoto viste le premesse.
Le premesse dicevano prima fila per i due piloti del Cavallino ed è chiaro che in pochi si aspettavano una vittoria, visto che c’è sempre da fare i conti con Verstappen. Ma la partenza, è stata assai deludente e i due alfieri della Rossa non hanno occupato bene la pista, consentendo all’olandese di penetrare all’interno a sandwich rispetto alle due monoposto, balzando subito al comando. E poi, c’è il contatto tra Leclerc e un troppo ottimista Sergio Perez (zero per Checo anche in casa, con tifosi quasi in lacrime per la sua uscita di scena alla prima curva e per il probabile contratto che andrà a farsi benedire), che costringe il monegasco a girare con un’ala anteriore danneggiata e peraltro con tanto di investigazione. Paradossalmente, però, il primo stint è il migliore per il classe 1997, che trova gran prestazione e se la gioca con la scelta di andare per una sosta: sarebbe stato secondo posto come minimo, e Verstappen avrebbe dovuto superare in pista dopo l’eventuale rimonta, ma ci si mette la sfortuna, perché Magnussen va contro le barriere e provoca la bandiera rossa un giro dopo il pit stop di Leclerc.
A quel punto, Verstappen può cambiare le gomme senza perdere posizioni, trovandosi sì senza più il vantaggio siderale, ma con parità di gomme sugli altri, e alla ripartenza anche Hamilton ne ha di più. Così, è podio ma con terzo posto per Charles, mentre Carlos Sainz delude tanto dal punto di vista del passo e alla fine il quarto posto è forse da accogliere con tanta soddisfazione, visto che ben poco ha funzionato. Sfortuna, errorini, ed ecco che per la dodicesima volta di fila Leclerc non converte la pole, un trend da invertire assolutamente, magari già in Brasile nella terza gara di fila. Per il resto, menzione d’onore per uno straordinario Ricciardo, che lotta come un leone ed è settimo trovando i primi punti stagionali, ma anche per Lando Norris che infila due sorpassi surreali nel finale rimontando fino alla P5. Male, invece, l’Aston Martin con un nuovo doppio ritiro.