Rugby

Rugby, Crowley: “Lascio un’Italia migliorata, ora serve lavorare sulla fisicità”

Kieran Crowley
Kieran Crowley, Italia rugby - Foto LiveMedia/Alessio Tarpini

Le due brutte sconfitte finali contro Nuova Zelanda e Francia non cancellano quanto di buono fatto da Kieran Crowley alla guida dell’Italia, come le vittorie contro Australia e Samoa e il ritorno al successo nel Sei Nazioni. Il tecnico neozelandese, che ha lasciato la panchina azzurra all’argentino Gonzalo Quesada, ha voluto tracciare un bilancio dei suoi tre anni alla guida della nazionale ai microfoni di Sky. “Abbiamo ritrovato il pubblico e offerto alcune buone prestazioni. Durante la mia gestione se penso al ranking, anche se non è un’indicatore assoluto, siamo passati dal 14esimo all’11esimo posto. Abbiamo lavorato tanto in campo e anche fuori sulla preparazione alle partite. I giocatori hanno imparato a gestirsi prendendosi le loro responsabilità“.

Crowley ha poi continuato: “Le vittorie contro Samoa e Australia sono arrivate dopo prestazioni ottime, come anche la vittoria del 2022 contro il Galles. Il Sei Nazioni 2023 per me è stato positivo dal punto di vista del gioco, avremmo potuto portare a casa qualche vittoria. Inizialmente c’era poca autostima, legata anche alle polemiche sulla questione dell’Italia all’interno del torneo. Dovevamo recuperare rispetto e credibilità e lo abbiamo fatto. Sono consapevole del fatto che i ko contro Nuova Zelanda e Francia abbiano diminuito le ultime due cose, ma non possono cancellare tutto quello che è stato fatto“.

In chiusura Crowley si è soffermato sul futuro della squadra azzurra: “Non nascondo che avrei voluto lavorare con i ragazzi e se ci penso mi sento vuoto, anche perché tanti di loro arriveranno ad avere 50-60 caps a livello internazionale e questo potrà voler dire solo una cosa: migliorare in vista del 2027 e del 2031. Ora dovranno lavorare su potenza, esplosività e stazza. Se penso alle nostre gare contro Nuova Zelanda e Francia, vedo una squadra che ha fatto tanta fatica a limitare i drive rivali e se guardiamo a formazioni come l’Irlanda e il Sudafrica, queste spesso operano sostituzioni che non abbassano minimamente l’asticella. Noi abbiamo seguito una strada giocando un rugby adattato alle nostre caratteristiche, ma ai Mondiali il livello si alza ulteriormente e per questo serve accumulare esperienza“.

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