Unisci Superman (DC) e Spiderman (Marvel) e avrai il successo assicurato. Il crossover o il team-up di supereroi provenienti da mondi diversi è sempre piaciuto al pubblico e questo vale anche per lo sport. L’incontro di boxe tra il pugile imbattuto Floyd Mayweather Jr. e il campione di arti marziali miste Conor McGregor nel 2017 fece segnare il secondo incasso più alto per un pay-per-view nella storia. Sei anni dopo ci si riprova, con più libbre sulla bilancia. Nella serata di sabato 28 ottobre Tyson Fury, campione mondiale WBC dei pesi massimi, sfiderà il gigante delle Mma, ex UFC, Francis Ngannou (diretta Dazn in ppv). Sulla carta non c’è storia, anzi sembra quasi impossibile immaginare una vittoria del camerunese. Del resto, il calendario parla chiaro. A dicembre (il 23 probabilmente), salvo colpi di scena (e con Fury non sono mai esclusi), avrà luogo lo storico incontro di unificazione delle cinture dei pesi massimi tra il Gypsy King e Oleksandr Usyk (che detiene WBA, IBF, WBO, e IBO). L’ultima unificazione della divisione regina risale al 1999, con Lennox Lewis, ma nell’era delle quattro cinture quella di dicembre sarà la prima volta. Insomma, è davvero difficile immaginare che Fury possa arrivare all’appuntamento più importante della sua carriera dopo una sconfitta con un fighter al debutto nella boxe.
Certo, come ha tenuto a sottolineare Tyson stesso, Ngannou rimane un animale da ring. Diciassette vittorie, dodici delle quali per ko, altre quattro per sottomissione e una per decisione nelle Mma. Alto 1.93, con un peso di 120kg, Ngannou ha probabilmente il colpo più pesante dell’Ufc, organizzazione che ha lasciato nel maggio 2023 per esplorare nuovi lidi (la Professional Fighters League e il match crossover con Fury, appunto). La sua preparazione è stata minuziosa, anche sul piano mediatico. Ad assisterlo in un primo momento è stato Mike Tyson, che sarà al suo angolo a Riyadh. Poi una lunga fase con diversi compagni di allenamento, tra cui il ‘nostro’ Guido Vianello (già sparring partner di Fury in passato) che sui social ammette: “Francis ha un grande pugno”. Difficilmente basterà, ma fare bella figura sarebbe già un successo dopo un percorso lungo e un passato difficile. Cresciuto in una famiglia povera, Ngannou a soli dodici anni fu costretto a lavorare nella cava del suo villaggio. Poi l’avventura da pugile e il viaggio a Parigi, dove le Mma gli cambiarono la vita. Per Fury l’inferno arrivò invece nell’età adulta, nel pieno della sua carriera, quando obesità, alcolismo e depressione furono gli avversari più duri. Poi la scalata e la conquista della cintura, successivamente difesa in quattro incontri.
Oggi sono i rispettivi re dei pesi massimi delle loro discipline. Il momento del confronto è arrivato e Francis può affidarsi solo alla gestione dei clinch e al cosiddetto colpo della vita. La potenza non gli manca, anzi, ma dalle parole ai fatti c’è l’ostacolo Fury. Il ‘Gypsy King’ è alto 2 metri e 6, ma ha un movimento di busto elusivo degno di un peso supermedio e in passato è sopravvissuto (pur andando al tappeto in quattro circostanze) per tre volte contro Deontay Wilder, il pugile universalmente riconosciuto come il più letale sul colpo singolo. Per esperienza e abilità, sulla carta, non c’è confronto. Ma il fascino del crossover supera anche i confini della logica. E chissà che un giorno i ruoli non si invertano all’interno dell’ottagono di mma. Fin qui mai accaduto (se si esclude il pittoresco incontro tra Ali e Inoki) ed è difficile che accada. Se un artista marziale misto può sperare di ‘sopravvivere’ in un incontro di boxe, un pugile difficilmente riuscirebbe a difendere i takedown di Chimaev e Oliveira o a resistere ai calci alle gambe di Gaethje. Concediamolo a questi fighter meno veloci con le mani, ma squisitamente completi nelle arti del combattimento.