Serie A

Mentalità, gioco e anche risultati: questa non è la vera Juventus, Allegri il primo responsabile

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri, Juventus - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

Questa non è la vera Juventus. E non perché ha pareggiato 0-0 in casa dell’Atalanta, perché pareggiare a Bergamo può essere annoverato anche come un buon risultato, ma per come lo ha fatto. Per come è stato celebrato. A parole e fatti dall’allenatore e dai giocatori. Perché la Juventus è la squadra più titolata d’Italia, quella con più tifosi, con maggiore storia. E la storia merita rispetto. Merita la verità, non le bugie.

Massimiliano Allegri è stato ripreso alla Juventus per un semplice motivo: vincere. Anche qui inutile girarci attorno: Andrea Agnelli esonera Maurizio Sarri dopo aver vinto uno Scudetto, caccia via Andrea Pirlo dopo due trofei e un quarto posto e riprende Allegri per tornare in alto in Italia e in Europa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: due anni e mezzo in cui la Juventus ha fatto come miglior risultato la semifinale di Europa League e la finale di Coppa Italia. Poi quarta e terza in campionato. E adesso dopo sette giornate è ancora quarta, già a -4 dalla coppa di testa formata dalle due milanesi. “Vincere è l’unica cosa che conta”. Ma l’allenatore più pagato del campionato non vince più ed è diventato come quelli che lui stesso sbeffeggiava nella conferenza stampa del primo addio: “Ci sarà un motivo se a vincere sono sempre gli stessi?”. 

E dopo due anni dove la Juventus ha preso sberle dal Maccabi Haifa, dal Villarreal, dal Monza, dall’Empoli, ha preso cinque gol a Napoli, quattro a Sassuolo e chi più né ha più né metta, il tecnico livornese ha cambiato strategia. Adesso l’obiettivo è il quarto posto. Alla Juventus è importante arrivare quarti. Contraddicendo sé stesso e il suo credo. Nell’anno in cui i bianconeri hanno un grande vantaggio, giocare una sola partita a settimana. E con una rosa forte, molto forte. Perché i giocatori della Juventus sono forti, ma in un contesto nel quale si pensa a difendere in maniera posizionale e dove si gioca poco e male a calcio, lo sembrano di meno rispetto a quanto lo sono per davvero.

La mentalità fa la differenza. Antonio Conte, non un nome fatto a caso, al primo anno da allenatore della Juventus – dopo due settimi posti di fila – chiuse il campionato da imbattuto e ad un certo punto della stagione disse ai suoi giocatori in un discorso che divento celebre: “Se devono vincere lo Scudetto (riferito al Milan di Allegri) devono ca**** sangue”. Ovvero cercare di spingere l’asticella più in alto possibile. L’esatto contrario della Juventus di Allegri. “Abbiamo capito che era meglio non perderla e abbiamo portato a casa un punto. Errore che invece abbiamo fatto a Sassuolo, dove dopo una partita orrenda sul 2-2 non abbiamo accettato il punto”, ha detto Szczesny dopo lo 0-0 di Bergamo. La Juventus perde con il Sassuolo perché dopo il 2-2 non si è accontentata del pareggio? Falso. La Juventus dopo il 2-2 non prende più palla, si mette tutta dietro ad aspettare. E il Sassuolo fa il 3-2 dopo un’azione durata un’infinità di passaggi. Una squadra affamata e con una mentalità ambiziosa e vincente dopo il 2-2 neanche esulta, prende la palla e la riporta a centrocampo per andare a vincere la partita. Ma questa era la vecchia Juventus. Quella nuova si accontenta di un pareggio, di un quarto posto. E il primo responsabile, colui che deve dare la mentalità giusta a tutto il gruppo, siede in panchina. 

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