“Non lo farebbe nessuno perché qualcuno ha posto un veto su di me. Sono 17 anni che non alleno. Da quando sono stato mandato via non c’è stata una squadra italiana che mi abbia chiamato in questi anni. Intorno ho terra bruciata e non capisco cosa ho fatto, soprattutto dopo quei risultati”. Così Claudio Gentile, campione d’Europa con la nazionale Under 21 nel 2004 e campione del mondo ’82 con l’Italia, in una intervista all’Italpress in occasione dei suoi 70 anni su un possibile rientro nel mondo del calcio.
“Dopo i risultati fatti con l’Under 21, con un Europeo vinto e una medaglia olimpica conquistata dopo 70 anni che il calcio non la vinceva, nessuno mi chiama. Non riesco ancora oggi a capire perché – prosegue l’ex difensore della Juve, campione del mondo a Spagna 1982 – Mi piacerebbe saperlo, almeno per mettersi l’anima in pace. Anche adesso continuo a chiedere, accetterei tutto, ma non essere trattato così. Ci sono allenatori che allenano squadre di Serie A o Serie B senza risultati, almeno vorrei una possibilità. Da parte dei procuratori sicuramente sono diventato un nemico perché non ne ho mai avuto uno, ho sempre pensato di poter parlare con il presidente e fare un accordo e questo a molti evidentemente non è andato giù”, conclude Gentile.
“La scelta di Mancini di allenare l’Arabia Saudita? Non ci trovo nulla di strano, ha fatto i suoi interessi come tutti. Ha avuto questa opportunità, perché non accettarla? Non ci trovo nulla da criticare, è difficile rinunciare a certe cifre e il compito è meno pesante anche se chi ti prende vuol vedere i risultati, ma non ha fatto torto a nessuno”. Così Gentile esprime il proprio pensiero sulla scelta dell’ormai ex commissario tecnico italiano. Poi sulla crisi del calcio nostrano sottolinea come “ci sono troppi stranieri. Se in una squadra 8 o 9 titolari sono stranieri, i giovani non possono crescere e per loro è difficile arrivare. Una volta dovevi dimostrare di essere meritevole di giocare a un certo livello, altrimenti venivi ceduto in un’altra categoria. Oggi è più difficile arrivare in alto perché l’utilizzo dei giovani è molto limitato”, conclude Gentile.