“Il mio obiettivo era lanciare un messaggio affinché andassimo insieme nella stessa direzione, per essere positivi. Mi ero preparato alle critiche ma rimanevo ottimista riguardo al futuro. Ho potuto parlare per due minuti, poi mi hanno interrotto e la situazione è andata fuori controllo molto velocemente. Ci è stato detto: dimettetevi, altrimenti ci sarà la guerra. Non ho presentato le mie dimissioni. Non posso accettarlo, non posso sentire: a Marsiglia funziona così. Per questo martedì abbiamo detto: nelle condizioni attuali è impossibile lavorare. Non è normale che un allenatore di calcio venga minacciato. Si può criticare, sì, siamo pagati per questo. Ma minacciato…”. Lo ha detto l’ormai ex presidente del Marsiglia, Pablo Longoria, a La Provence dopo il caos delle ultime ore all’interno del club francese, con le dimissioni forzate del tecnico Marcelino in seguito alle minacce di una parte della tifoseria che ha anche preso di mira la sua figura: “Ho dato via tutti i miei conti bancari, i miei telefoni, le mie e-mail, tutto… Il risultato è stato che eravamo puliti! Ho dato tutto, anche le conversazioni private con mia madre. Ci sono state insinuazioni riguardanti la mia famiglia. Tutte queste mosse creano paura. Dicono che Sampaoli l’ho fatto dimettere io. Lui mi ha detto: me ne vado, devi venire con me perché verranno a prenderti. Con Igor Tudor si è creata una guerra intestina contro di lui, la tensione era troppo alta. Questo non è normale. Si è ritrovato in un club dove tutti erano contro di lui: dentro e fuori. Quello che ha sofferto Igor non lo augurerei al mio peggior nemici. Alcuni hanno iniziato a minacciarmi economicamente: o mi paghi, o lo pubblicheremo sulla stampa. Era diffamazione. La gente mi raccontava storie su di me, secondo cui avevo rubato dei soldi, e anche sui miei colleghi”.
Marsiglia, Longoria si sfoga: “Non è normale che allenatore e presidente vengano minacciati”
Stadio Velodrome di Marsiglia - Foto Hombrey - CC-BY-SA-4.0