Dove lo metti sta. Senza lamentarsi, anzi chiedendo ancora più spazio e mettendosi a disposizione in (quasi) tutti i reparti del campo. Giacomo Raspadori è così. Un po’ per il carattere generoso e un po’ perché il suo ambidestrismo amplia le zone di competenza di un calciatore. Da bambino era mancino, mentre suo fratello era destro e per imitarlo si è regalato una qualità rara e preziosa. Può giocare su entrambe le fasce, ma nella sua carriera è nato trequartista. In azzurro sta acquistando spazio come centravanti come gli idoli Aguero e Tevez, ma non si escludono altri ruoli.
Al Ferraris contro il Genoa è di fatto il primo test sulla reale considerazione che Rudi Garcia ha di un attaccante unico per caratteristiche in casa Napoli. Politano è infortunato e per lui sembrano aprirsi le porte della fascia destra, ma c’è anche Lindstrom che scalpita. “Può giocare in tutti i ruoli offensivi. Ha anche le qualità per fare la mezzala”, dice Garcia soffermandosi su un’idea tattica su cui in passato anche Spalletti aveva meditato. Mai dire mai, perché l’intelligenza tattica non manca e la qualità è quella che pochi calciatori in una rosa hanno. E ora c’è il Genoa, che arriva dopo l’Ucraina.
A San Siro, ad un anno da quella magia che stese l’Inghilterra in Nations League, ha sfoderato il repertorio classico del centravanti sotto l’1.75, forte tecnicamente e rapido nei movimenti. Ha accorciato per legare i reparti e fatto girare l’attacco smistando palla rapidamente, prendendo spesso e volentieri la scelta più giusta. Ma è mancato il gol, non un dettaglio. Al 10′ la prima occasione autocostruita, poi un destro alto a botta sicura al volo e infine un diagonale neutralizzato da Bushchan.
A Genova proverà a spezzare il tabù. Tra i calciatori della Serie A in corso che non hanno ancora segnato, solo Ylber Ramadani (11) ha tentato più conclusioni del jolly del Napoli. Dieci i tiri senza successo per lui, anzi undici ma il Var a Frosinone gli ha tolto la prima gioia per un fuorigioco di Cajuste ad inizio azione. Adesso Raspadori cerca gol, minuti e identità. La duttilità tattica è una risorsa preziosa nell’era del calcio dai mille impegni, ma allo stesso tempo rischia di frenare la crescita del talento dell’ex Sassuolo. Se la specializzazione in un unico ruolo nel calcio di oggi è improbabile, quantomeno la continuità in un’area del campo impreziosirebbe il suo sviluppo. Di certo, la veste del tappabuchi di lusso proprio non sembra stare su misura di chi è cresciuto nel mito di Tevez e Aguero.