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Pnrr, Malagò e Abodi: “Lo sport è mortificato, ma ci saranno altri fondi”

Giovanni Malagò
Giovanni Malagò - Foto LiveMedia/Matteo Arnoul

Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha parlato commentando la sintesi dei risultati dell’indagine sull’indice di sportività delle province italiane pubblicata sul Sole 24 Ore. Ecco le sue parole: “Su come sono stati indirizzati i fondi del Pnrr allo sport la mia posizione è pubblica, il ministro Abodi ha ereditato un disastro assoluto. Incompetenza assoluta di chi ha preso le decisioni. Allo sport è stato destinato solo un miliardo, di cui 300 milioni alla scuola, ditemi se su 209 miliardi all’Italia lo sport si meritava di prendere solo lo 0,40% del totale. Siamo molto vicini al ministro Abodi, che sicuramente ora deve trovare il modo di correggere perché soprattutto al sud è complicato migliorare certi dati”.

Il tutto è stato commentanto anche dal ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi: “Abbiamo trovato una situazione difficile, ma non ci piangiamo addosso. Il numero è mortificante e insignificante, ma oltre al Pnrr c’è il fondo Sviluppo e Coesione e altre misure che arrivano dall’Europa, non solo per lo sport. Se avessimo potuto decidere ne avremmo pretesi di più, anche 300 milioni per la scuola è un numero basso”.

“Questa fotografia ci consegna un’immagine impietosa che dovrebbe far riflettere per capire l’obiettivo che ci poniamo. In questo Paese è sempre mancata una sorta di governo di sistema, ma soprattutto la consapevolezza che le politiche sportive rappresentano un pezzo di politiche pubbliche sulle quali investire rispetto a quel percorso di riconoscimento dei diritti di cittadinanza che deve trovare nello sport uno strumento”. Così Luca Pancalli, presidente del Cip. “Lo sport è uno strumento di welfare attivo del Paese, ma per farlo occorre coinvolgimento di tutti i ministeri. Nessuno ha attribuito allo sport il ruolo e l’importanza che deve avere nella crescita di un sistema più coeso, civile e solidale. Lo sport non è risultati, per me lo sport serve a fare in modo che non si presentino casi di Caivano, è comunità dell’integrazione dei ragazzi di seconda generazione”, conclude Pancalli.

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