Ferrari bilanciata ma lenta, e purtroppo quarta forza in pista a Zandvoort. E’ l’amaro verdetto di una gara in Olanda, caotica e pazza quanto si vuole, che ancora una volta mette a nudo i problemi del Cavallino, che fa i conti con una coperta cortissima e che si ritrova sempre e comunque nel pacchetto di mischia, anche se mutano rivali che si pongono davanti e condizioni di circuiti, meteo e gomme. Inutile ormai parlare della Red Bull, o meglio, di Max Verstappen, visto che il Checo Perez ne combina un paio delle sue e rovina la doppietta al suo team, che si gode la nona meraviglia di fila del due volte e tre quarti campione del mondo, protagonista del dominio più grosso mai visto in F1, dal momento che fin qui ha conquistato undici vittorie e due secondi posti nel Mondiale, e non intende certo fermarsi.
Tornando alla scuderia di Maranello, questa volta sono Aston Martin e in parte Alpine ad andar meglio della Rossa. Con una sola vettura a testa, tanto basta per prendersi il podio e per delle continue umiliazioni subite da Sainz e Leclerc, per diversi motivi sverniciati da vetture sulla carta inferiori. Lo spagnolo non tiene il passo del connazionale asturiano, ma nemmeno di Gasly, che nonostante cinque secondi di penalità scontati ha un passo migliore e mantiene il distacco. Un quinto posto, con lotta fino alla fine per il podio, che è comunque una boccata d’aria fresca, visto che fa balzare Carlos al quinto posto anche nella classifica piloti, e che soprattutto consente di rosicchiare due punticini alla Mercedes nei costruttori, che a Zandvoort ha combinato un mezzo disastro. A cominciare dalle qualifiche fallimentari di Hamilton, che poi nella prima metà di gara sembra avere il passo, salvo poi finire sesto, mentre con Russell la scelta delle hard poteva avere un senso, ma il contatto nel finale ha rovinato tutto. Così come la McLaren, altro competitor, ha cestinato la prima fila di Norris con una cattiva gestione nelle fasi iniziali, dove la pioggia ha sparigliato le carte, e i due piloti orange sono finiti in zona punti sì, ma non dove ci si sarebbe aspettato.
Se il quinto posto di Sainz può essere visto dal lato mezzo pieno del bicchiere, c’è da fare i conti col ritiro di Charles Leclerc. Al giro 43 il monegasco ha gettato la spugna dopo essere stato passato persino dal debuttante Lawson e la casella zero è amarissima per come poteva invece andare. Già, la sua chiamata tardiva ai box ha complicato tutto, ma aveva comunque azzeccato la strategia: fermarsi subito, montare le intermedie e scalare la classifica. Cosa effettivamente fatta, anche se senza quei disastrosi 13 secondi di tempo perso in piazzola per via delle gomme non ancora pronte il classe 1997 si sarebbe ritrovato persino secondo. C’era comunque da fare i conti con il danno al fondo e all’ala (inspiegabilmente non riparata al primo pit-stop), con sessanta punti di carico verticale persi che hanno poi portato Leclerc a subire sorpassi a raffica e a riuscire a malapena a restare in pista. Insomma, soliti errori del team, Leclerc che invischiato nella mischia al via non è riuscito a evitare contatti, ed ecco che si resta inchiodati a 99 punti in tredici gare, una miseria.
E ora c’è Monza, dove si arriva col morale sotto i tacchi. La Ferrari ha l’obbligo di inventarsi qualcosa, di risollevarsi dopo l’Olanda negativissima, di puntare senza mezzi termini a un podio che in una stagione del genere potrebbe risultare l’unica soddisfazione. I tifosi che riempiranno l’autodromo lo meritano, la storia del Cavallino pure, e dopo sì che si potrà pensare al 2024 in modo consistente.