Alla fine, su quel podio, esultano tutti. Max Verstappen perché ha vinto a casa sua, per la terza volta su tre edizioni dal ritorno in calendario del GP di Olanda, per la nona volta di fila in questa stagione eguagliando il record storico di Vettel, undicesimo trionfo a fronte di due secondi posti e dominio più consistente nella storia della F1. E poi, anche Fernando Alonso, che temeva forse di dover fare i conti con una parabola discendente di Aston Martin e che invece si ritrova di nuovo sul podio, lui che si era abituato bene, mentre per la quarta volta in carriera, la prima dopo cinquanta gare, ci sale anche Pierre Gasly, protagonista eccezionale con una buona Alpine.
Una gara pazza quella di Zandvoort, in cui tornano gli incidenti dopo l’encefalogramma piatto di diversi appuntamenti di questa stagione sonnecchiante, in cui arriva la pioggia e le strategie la fanno da padrona. Non ci si annoia mai oggi, e persino la vittoria di Verstappen in fin dei conti viene messa più volte in discussione, sia per le questioni climatiche che per i continui stop and go e la difficoltà di aprire un gap importante, oltre che per l’errore dei box che gli fanno perdere la posizione su Perez, poi restituita sempre dal muretto per la furia di Checo. Che, però, sbaglia tanto e vanifica il podio, chiudendo quarto a causa di una penalità dovuta a una sua leggerezza in pit-lane, e per sua fortuna non investigano il pericolosissimo rientro in pista dopo un lungo.
Le grandi deluse sono allora Mercedes e Ferrari, e per il Cavallino si aprirà un lungo capitolo a parte. Per le frecce d’argento, invece, su una pista in cui avrebbero potuto fare terzo-quarto posto, arriva un deludente sesto posto con Hamilton e soprattutto il diciassettesimo di Russell, con cui il team sbaglia nelle fasi iniziali, salvo riportarlo con le hard a ridosso del podio prima dell’incidente con Norris (a proposito, anche le McLaren raccolgono meno di quanto preventivato) che lo fa sprofondare in ultima posizione.
Paradossalmente, la Ferrari raccoglie più punti, visto che Sainz, in qualche modo, chiude quinto, ma non è una buona notizia, perché Gasly è andato più veloce e ha anche dovuto scontare cinque secondi di penalità, e perché nel finale lo spagnolo non ha trovato passo e ha rischiato di perdere posizioni. Quantomeno, però, lui guadagna posizioni in classifica piloti e sale al quinto posto, mentre sprofonda Charles Leclerc, che chiude con un ritiro al giro 43 una gara orribile, rovinata da un contatto al via che danneggia fondo e ala, quest’ultima inspiegabilmente non sostituita nel pit stop immediato per passare alle intermedie, in cui in casa Maranello ne combinano una grossissima, facendo restare fermo 13″ il monegasco perché le gomme, su una chiamata repentina del pilota, non erano pronte. Insomma, soliti guai e a ridosso di Monza era l’unica cosa da evitare per non far scemare un entusiasmo (o meglio dire, un amore incondizionato) che c’è ma non è suffragato dai fatti.