Marion Bartoli, campionessa di Wimbledon nel 2013, ha raccontato di quando l’anoressia l’ha portata ad accusare problemi di salute gravissimi. “È stato sicuramente il periodo più impegnativo della mia vita – ha affermato l’ex tennista francese presso The Guardian –. Stavo lentamente e gradualmente arrivando all’anoressia. Prima era il desiderio di perdere peso, poi è diventata un’ossessione. Qual è stata la mia forza durante la mia carriera, la mia forza mentale ha giocato contro di me perché quando sei mentalmente così forte e ti dici di non mangiare, puoi andare molto lontano, cosa che ho fatto. Ho danneggiato il mio corpo e danneggiato in maniera massiccia la mia salute. I miei genitori stavano cercando di aiutarmi, ma quando sei in quello stato d’animo, semplicemente non accetti aiuto”.
Tra le persone che l’hanno più aiutate c’è stato Philip Brook, presidente di Wimbledon che nel 2016 le vietò di partecipare al torneo delle leggende. “Philip mi ha detto: ‘Marion, non possiamo lasciarti giocare perché non possiamo rischiare che tu abbia un infarto in campo.’ È stato uno shock per me perché in quel momento sentivo che il tennis mi veniva portato via. E potevi portarmi via qualsiasi cosa tranne il tennis, quella era la mia cosa e dovevo essere su un campo da tennis. Il tennis era la mia vita e lo sarà sempre. Ricordo di aver detto a me stesso: ‘Devi risalire strisciando, non puoi andare sempre più giù per quel pendio, devi fare qualcosa.’ Wimbledon, in un certo senso, mi ha salvato. Ecco perché è stato così speciale, perché Wimbledon mi ha creato e Wimbledon mi ha salvato tre anni dopo. Se non avessi avuto quel campanello d’allarme, probabilmente continuerei ad andare sempre più giù”, ha raccontato Bartoli.
Bartoli, infine, ha commentato i tanti cambi di guida tecnica di cui si è resa protagonista Emma Raducanu, vincitrice a sorpresa degli US Open 2021 e poi mai più in grado – anche a causa di tanti infortuni – di esprimersi ad un livello anche solo paragonabile. “Ha bisogno di usare questo tempo, quando la pressione non è su di lei e non è sotto i riflettori, per riflettere profondamente su ciò che vuole almeno per i prossimi cinque anni. Devi averlo se vuoi essere in grado di creare abbastanza fiducia. Non puoi cambiare allenatore ogni sei mesi, è impossibile avere un impatto su qualcuno. Semplicemente non è possibile”.