Andrea Abodi ha parlato della riforma della giustizia sportiva, legata anche al caso Juventus, durante la sua visita a Casa Italia a Cracovia dove sono in corso i Giochi Europei. ”La Giustizia sportiva? I due temi sono: fare bene e fare presto. Rispetto alla giustizia ordinaria c’è un elemento che determina una qualche differenza, cioè la tutela degli interessi generali. Nel sistema sportivo è ancora più stringente, perché i portatori di interesse appartengono ad una categoria limitata, quindi abbiamo bisogno di garantire l’equa competizione attraverso delle regole che possano essere applicabili. Se il reato è stato consumato, o c’è un’ipotesi di reato, in un’altra stagione sportiva, devo tenerne conto ancora di più di fare bene più che di fare presto. Se invece l’ipotesi di reato è relativo alla stagione corrente c’è un’esigenza specifica di chiudere tutto entro la fine della stagione. Non è un caso che la norma portata in Consiglio dei ministri, che può essere considerata più di estetica che di sostanza, ha cercato di fare tesoro di quanto successo in questa stagione”.
Poi ha proseguito: “Ci giochiamo la partita su questo elemento, trovare la modalità che ci consenta di concentrare procedimenti in un periodo. Quello che non possiamo assecondare è che l’inefficienza di un sistema complesso determini schieramenti che sono di appartenenza al tifo, che diventi una sorta di partita di calcio. Poi ci sono reati che hanno un impatto diretto sulle prestazioni sportive e le classifiche e reati finanziari che non impattano direttamente. Vediamo se si possono trovare forme differenti sulla responsabilità, in alcuni casi la classifica, in altri, auspicabilmente, una multa. Noi non abbiamo un approccio nè elusivo né di partecipazione emotiva, ma di senso di responsabilità”.
Per concludere: “Stiamo veramente cercando di fare tesoro dell’esperienza di questo anno, ma anche di esperienze passate. Il sistema non sempre ha trovato risposte soddisfacenti e stiamo cercando di fare tesoro di tutto quello che è successo in questi 23 anni, così non mi soffermo su nessuna data, per fare in modo che non succeda, per la credibilità del sistema e se vogliamo che la gente continui a credere nello sport in generale e in quello che succede sul campo senza altri condizionamenti. Poi dipende anche dalla credibilità con la quale si perseguono comportamenti non corretti di carattere finanziario, sportivo, gestionale e di salute come il doping”.