Una stagione nata male, proseguita peggio, poi divenuta illusoria tra aprile e maggio, in cui però si è ritornati sulla terra. E’ fallimento Juventus anche quest’anno, il secondo di fila senza un trofeo dopo la scorpacciata del precedente decennio, ma soprattutto senza alcuna prospettiva di crescita nel gioco e nella consapevolezza, con alcuni giovani lanciati, sì, ma senza un vero criterio di fondo. Per Massimiliano Allegri è tempo di riflettere sul suo biennio al passo del gambero, con delle attenuanti, certo, forse anche con dei meriti per aver tenuto la barra dritta in mesi complessi, lui che aziendalista ed esperto navigatore non ha fatto pesare più di tanto le vicende giudiziarie che ancora devono esprimere un ulteriore verdetto.
Che, con tutta probabilità, sancirà la definitiva esclusione della Juventus dalla Champions League del prossimo anno, dopo quella arrivata già a novembre nella stagione corrente. Poi il discreto cammino in Europa League, rimasta l’unico faro a illuminare un’annata troppo piena di alti e bassi. Fino al ko di Siviglia, in una partita di certo lottata e un po’ sfortunata, migliore di tante altre per la verità, ma che ha fatto trasparire tutti i limiti di una squadra che ha fatto i conti e fa i conti anche con giocatori infortunati o fuori forma, ma alla quale manca un impianto europeo di base, un’organizzazione offensiva e non solo difensiva, una modernità di fondo che ormai è necessaria a questi livelli.
Allegri non è l’unico né il principale responsabile di un’annata in cui anche i giocatori a livello caratteriale sono mancati. Ma la scusa dei giovani e dell’esperienza non può sempre funzionare: in campo c’erano Di Maria, che ha giocato malissimo, Szczesny, Danilo, Cuadrado, Paredes, tutti già alla prova sugli scenari più prestigiosi del calcio. Dunque, serve autocritica: questa squadra ha mostrato di saper fare delle belle partite, ma col contagocce, poi soltanto delusioni e prestazioni in balia delle avversarie. Negli occhi c’è il Siviglia, ma in campionato nonostante il secondo posto, a distanza siderale comunque dal Napoli, si è balbettato anche troppo per il valore della rosa.
Si può ripartire con Allegri? La risposta è sì: due anni davvero difficili per un vincente come il livornese, che però è anche uno dei pochi a saper aggiustare in corsa le cose che non vanno, che sia una partita, una stagione o un intero progetto tecnico. Senza la Champions, però, il rischio sarebbe quello di dover puntare a un profilo più basso in sede di mercato: senza troppi campioni, senza rinforzare la rosa, probabilmente si riapre l’antico dibattito, quello sulla necessità di fondare sul gioco e su un calcio più europeo la rinascita bianconera.