“Sono stato fortunato perché ho incontrato le persone giuste sul mio cammino. Io ho cercato di prendere il buono da Gasperini, Juric, Deschamps, Lippi e di tutti i grandi allenatori che ho avuto e ho cercato di farlo mio, creando una mia metodologia e una mia idea di calcio. La bravura di un allenatore sta in questo secondo me”. Il tecnico del Monza Raffaele Palladino è l’ultimo protagonista di “Dazn Heroes” e prova a spiegare così il segreto del suo successo.
“Ho voluto cominciare fin da subito senza aspettare che passasse la partita contro la Juventus – racconta a proposito del suo esordio sulla panchina biancorossa – Credo che sia stato proprio quello che ha convinto definitivamente Berlusconi e Galliani. Lì hanno capito che avevo davvero voglia e volevo partire bene. Mi sono detto: questo è un treno che devo prendere al volo, è l’occasione della mia vita e me la voglio giocare da subito. Sicuramente c’è stata un po’ di sana incoscienza da parte mia, ma avevo tanto entusiasmo. È vero, c’era la Juve, una partita difficilissima. La mia famiglia era preoccupata, ma io volevo iniziare subito”.
Tra i maggiori protagonisti di quest’annata culminata con una salvezza raggiunta con largo anticipo c’è senza dubbio Carlos Augusto: “Ha un futuro di grandissimo livello, da top player. Merita di giocare in Champions League e anche nella nazionale brasiliana. È un brasiliano atipico, a volte i brasiliani sono un po’ disattenti, lui invece è perfetto. Lo scorso anno vedevo che spesso sbagliava la scelta finale e allora abbiamo lavorato su questo: il calcio è fatto di scelte. Carlos ha alzato tantissimo il livello delle sue scelte, ha capito benissimo quello che gli chiedevo e adesso è un giocatore unico”.
Il tecnico si è poi soffermato anche su un altro paio di pedine importanti: “Ciurria è un jolly per me, lo uso dappertutto. Potrebbe fare qualsiasi ruolo perché è intelligentissimo. Il primo giorno ho avuto un colloquio con lui, gli ho spiegato che secondo me poteva fare il quinto a centrocampo e lui ha recepito subito le mie richieste. Ogni giorno mi chiedeva cose nuove e io percepivo che voleva crescere e giocare in quella posizione”. E sul suo rapporto con Pessina chiosa: “Siamo stati compagni di stanza ai tempi de La Spezia, già lì percepivo la sua maturità e la sua intelligenza fuori dal comune. Con lui condivido tanti pensieri, lo coinvolgo nelle scelte tecnico-tattiche, per me è come se fosse l’allenatore in campo”.