Inaspettata, sì, ma meritata, ancor di più. L’Inter esplode di gioia e vola in finale, la sesta della sua storia, la prima dopo tredici anni. E tredici anni fa se la ricordano tutti. Dal triplete di Madrid alla possibilità di fare un altro triplete, tra Supercoppa già vinta, Coppa Italia con la finale da giocare, e ora un’altra finale. La Champions League mai così vicina, dal nulla delle mancate qualificazioni, delle uscite ai gironi, degli ottavi lo scorso anno, al quasi tutto di volare a Istanbul, vedere se sarà Real Madrid o Manchester City la contendente, poi provare a giocarsela. Il Milan, si lecca le ferite: l’eliminazione per mano dei cugini, di fatto in due partite alla fine senza storia, non è paradossalmente la notizia peggiore, perché se arrivare in semifinale è una bella soddisfazione al di là di tutto, amarezza per questa delusione tremenda a parte, il rischio è quello di non esserci nemmeno il prossimo anno, e ci sono tre partite in campionato per provare a sistemare le cose.
Non è servita una prestazione esaltante come all’andata, c’è anche una grande occasione per Brahim Diaz che avrebbe potuto farci vedere tutt’altro derby. Del resto, nelle stracittadine tutto può cambiare all’improvviso e i valori non sempre contano. Stavolta, però, non c’è storia: una squadra, già di per sé più forte e con una rosa più profonda, è anche estremamente più in forma, dopo aver superato il momento no che invece attanaglia i rossoneri, spuntatissimi in avanti e incapaci di produrre gioco, soprattutto tiri. Il secondo tempo, poi, è solo sterilità per la squadra di Pioli, sempre sulla graticola e ora ancor di più, fino all’inevitabile gol di Lautaro che ha fatto scattare la festa. Qualità e maturità contro impegno ma pochissime idee. Una partita già scritta, e il finale è stato quello previsto e quello più giusto per quanto visto in 180 minuti.
Un cammino che per molti è stato anche fortunato, ma non è così. C’è un girone in cui è stato eliminato il Barcellona campione di Spagna e in cui si è finiti dietro al Bayern Monaco ma giocandosi il primo posto in casa loro, poi è vero, tra ottavi e quarti Porto e Benfica sono state buone pescate, ma si è giocato con enorme autorità, specie in trasferta. E poi, il Milan in semifinale non è City o Real, ma è comunque un derby con tutte le tensioni che porta. Ora la finale sarà sicuramente un banco di prova proibitivo, sognare non costa nulla e questa Inter non è seconda a nessuno.