Pirotecnico quanto inutile per entrambe, o forse utile ma ce lo dirà la classifica a inizio giugno, questo 2-2 tra Lazio e Lecce racchiude tanto al suo interno. Da una parte, una Lazio che ringrazia Milinkovic-Savic per evitare quella che sarebbe stata la quarta sconfitta nelle ultime cinque, e nasconde nemmeno troppo bene la polvere – tanta – sotto il tappeto dei biancocelesti, comunque in difficoltà evidente soprattutto in fase difensiva e aggrappati ancora alle prime quattro posizioni ma sempre a rischio. D’altro canto, al Lecce non basta Oudin, troppo facile definirlo mago ma oggi tale è con la sua doppietta e i primi gol in Serie A, e ancora una volta a una grandissima prestazione non si associa il risultato pieno. A scanso di equivoci, va detto che un pareggio all’Olimpico è sempre tanta roba, ma per come si era messo e per il gollonzo preso in quel modo, lascia l’amaro in bocca. Baroni, però, può godersi la reazione psicologica, e non era assolutamente facile, dopo il pesante ko nella sfida salvezza con il Verona. Ma fra una settimana c’è una partita ancora più importante, c’è lo Spezia con cui si può conquistare comunque il pass per un’altra stagione tra i primi della classe, e sarebbe meritatissimo.
Per Sarri, invece, c’è da riflettere e dare la sveglia a una squadra che per ora fatica come in poche altre occasioni nel suo biennio. Zaccagni è l’ombra di se stesso, anche Felipe Anderson stasera non in palla, Immobile che torna a segnare e Milinkovic-Savic che risponde alle sue personali difficoltà e ringrazia la curva che si è schierato con lui. Ma il momento è duro e arriva nel momento meno indicato per frenare, fine aprile e inizio maggio fin qui da incubo per la Lazio che non dorme sogni tranquilli: dal vantaggio monstre a potenzialmente essere appena a +1 dal quinto posto, nelle ultime tre bisogna correre o si rischia di rendere fallimentare una stagione che per quanto riguarda il campionato sembrava dover regalare la bella soddisfazione della Champions.